Fidanzati uccisi a Lecce, il cappellano del carcere: «Antonio De Marco non è un mostro, è garbato e provato»
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«Ho visto - continua il religioso - la sua difficoltà, la sofferenza all'idea di un primo contatto con i genitori dopo quello che ha fatto. L'ho visto consapevole e pentito». L'ex tirocinante infermiere ha incontrato sua sorella, ma sta per vedere anche la mamma, Rosalba Cavalera, che alcuni giorni fa ha scritto una lettera ai genitori delle vittime per chiedere perdono.
Il cappellano ha avuto un lungo colloquio con il ragazzo: «Ho cercato di portare conforto nel vortice di emozioni che sta vivendo adesso. Abbiamo parlato del suo futuro, gli ho spiegato che, anche se per molti anni la sua vita non sarà più all'esterno ma in un carcere, può continuare a studiare e a lavorare. Non sa nulla del carcere, ha parlato poco ma credo che abbia riflettuto molto».
«Mi ha parlato – conclude il cappellano – di com'era la sua vita prima che entrasse in carcere, la scuola d'infermieri e poi i turni in ospedale, nelle corsie, a contatto con gli ammalati. Gli piaceva studiare e gli piaceva fare quel lavoro. Nascondeva un disagio interiore molto forte che non ha mai condiviso con nessuno che poi è esploso».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Ottobre 2020, 13:00
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