Coronavirus, Ferruccio Sansa: «Mio figlio positivo, io e mia moglie con la febbre. Ma non risponde nemmeno la Asl»

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«Mio figlio è risultato positivo al coronavirus, ma non è mai scattato il tracciamento dei contatti. Ora anche io e mia moglie siamo a letto con la febbre, ma siamo stati lasciati soli. Neanche la Asl risponde al telefono». Questa la denuncia di Ferruccio Sansa, giornalista e consigliere regionale in Liguria, dove alle recenti elezioni è stato nettamente battuto dal riconfermato presidente, Giovanni Toti.

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Tutto è iniziato venerdì 2 ottobre, quando il primogenito di Ferruccio Sansa, 15 anni, aveva qualche linea di febbre. La famiglia decide di non mandarlo a scuola, così come gli altri due figli più piccoli, per precauzione. Il sabato il ragazzo si sottopone al tampone, con i genitori abbastanza convinti che non si tratti di un'infezione da coronavirus. Due giorni dopo arriva l'esito che stravolge l'intera famiglia: è Covid. A quel punto la Asl convoca la famiglia di Ferruccio Sansa, con i nonni dei ragazzi, per il tampone drive-in. Chi avrebbe dovuto occuparsi del tracciamento chiede solo il nome della scuola frequentata dai tre ragazzi, mentre Ferruccio Sansa ha deciso di avvertire anche le palestre, la squadra di calcio e gli scout frequentati dai figli.

 

«Per fortuna ci abbiamo pensato noi ad avvertire subito tutti. Chiediamo se possiamo comunicare i dati di Immuni visto che lo abbiamo scaricato tutti (genitori e figli). Risposta: "Immuni? non sappiamo cosa bisogna farne".» - racconta Ferruccio Sansa su Facebook - «Da allora comincia il vuoto. La ASL scompare. Non richiama più. Non risponde alle telefonate. Arriva l'esito di alcuni degli esami: io risulto negativo ma ho 38 di febbre da giorni. Non sento più gli odori, respiro male e ho le ossa rotte. Mia moglie ha avuto la febbre per giorni, ferma a letto spossata. L'olfatto azzerato. Ha il covid? I sintomi ci sono ma dopo quattro giorni attende ancora l'esito del tampone. Non sa cosa rispondere a chi la conosce. Impossibile anche solo tentare una quarantena familiare così, senza sapere chi isolare.

Dei due figli piccoli uno era negativo, l'altro chissà. Non si sa più nulla del tampone.».

L'unico a seguire la famiglia di Ferruccio Sansa è il medico di base, che consiglia di prendere antibiotici. Intanto, il giornalista e consigliere regionale cerca di contattare un laboratorio per rifare il tampone privatamente, a proprie spese. La prima data disponibile è però il 16 ottobre: «Ma per quella data saremo tutti guariti oppure... meglio non domandarselo. Intanto i sintomi persistono. Un amico medico consiglia di accelerare con la terapia a base di cortisone, altri di andare in ospedale per una lastra o una tac perché non si deve perdere tempo. Ma per cominciare servono i tamponi, per me e per i miei familiari. Per tutelare la salute loro e delle persone che hanno incontrato».

Ferruccio Sansa spiega di non voler prendere scorciatoie e di seguire l'iter di un cittadino qualsiasi, ma la strada è decisamente in salita. «Chiamo la Asl una, dieci, venti volte. Il centro Covid non risponde, il centralino allarga le braccia: "Mi spiace, è un disastro". Il numero verde della Regione non esiste più, c'è solo il 112» - spiega il candidato presidente alle scorse regionali - «Intanto si resta appesi al saturimetro, che una volta segna 99 e una 80 e tu non sai se sei guarito o stai per finire in terapia intensiva».

«Consola pensare che in fondo siamo fortunati. Si, ad ammalarci adesso perché, visto come si sono organizzati, meglio stare male all'inizio della seconda ondata. E non è certo colpa di chi lavora nelle corsie, di medici e infermieri. Anche per loro si preparano mesi terribili di pericolo e fatica» - conclude un amareggiato Ferruccio Sansa - «Consola sapere che altre centinaia di persone in Liguria oggi sono nella nostra stessa situazione. Nella stessa solitudine. Gente che non fa il calciatore e non può fare migliaia di tamponi ogni weekend. Gente che non si chiama Trump, Berlusconi o Briatore e sa di poter contare su scorte di remdesivir come Dom Perignon. Ma se io faccio un post magari qualcuno interviene. In fondo conosco medici e pneumologi per i casi di emergenza. Ma tanti altri che sono davvero soli che cosa possono fare? È tanto diverso il covid visto da un letto se per dire che stai male devi usare Facebook».
 



 


Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Ottobre 2020, 19:34
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