Fermo, il pedofilo è un pakistano. Rivolta social: «Tirate fuori il nome»

Il pedofilo è un pakistano. Rivolta social: «Tirate fuori il nome»

di Luciano Sgambetterra
FERMO - E’ un richiedente asilo pakistano il pedofilo di 25 anni arrestato dai carabinieri perchè adescava ragazzine tra i 10 e i 14 anni e chiedeva foto nude con cui poi le ricattava. Il giovane era ospite in una comunità di Porto Sant’Elpidio dove da 24 ore si è scatenato un putiferio. La nazionalità dell’orco, a quanto pare, è stata volutamente taciuta per cercare di evitare l’ondata di reazioni che inevitabilmente si registrano soprattutto su episodi che riguardano cittadini stranieri.
Ieri mattina il pedofilo è stato sentito per l’interrogatorio di garanzia dal Gip Leopardi e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice ha confermato il fermo e disposto il suo trasferimento in carcere a Fermo. «L’ho incontrato solo per pochi minuti - ha dichiarato il legale di fiducia Giuseppe Lufrano - durante i quali gli ho spiegato le sue prerogative e lui ha deciso di non rispondere alle domande del magistrato. Lo sentirò più nei dettagli della vicenda nei prossimi giorni». La censura sul suo nome sta generando un effetto bomba. Gli elpidiensi chiedono lo stesso trattamento che viene riservato a tutti i soggetti socialmente pericolosi che hanno visto il loro nome e cognome sui i giornali «anche in questo caso deve venire a galla il nome del pedofilo» il grido che si sta diffondendo sui social.
  
Il primo a ingaggiare la battaglia è stato il commissario provinciale della Lega Mauro Lucentini, preoccupato per il fatto che resta nascosto l’uomo che adescava le minorenni su internet. Per fare luce sulla vicenda Lucentini ha scritto al sottosegretario al Ministero degli Interni Nicola Molteni. «L’identità di questa persona deve venire a galla – dice Lucentini – non si può nasconderla con la scusa di mantenere la pace sociale ». Intanto la caccia al pedofilo a Poto Sant’Elpidio è partita, un “fai da te” che grida vendetta: «vogliamo nome e cognome e un marchio a fuoco sulla testa di questo essere immondo, così diventa visibile a tutti, dovrebbero darlo in custodia alle famiglie delle vittime» scrive su Facebook Gioia Corvaro, candidata con la Lega alle amministrative. E’ la gogna online, gli internauti non hanno pietà: «vogliamo le generalità del verme» scrivono, invocano la ghigliottina, vorrebbero la castrazione chimica. C’è poi chi consiglia di «controllare cosa fanno i ragazzini, a dieci anni telefono e social non servono». «Basta omertà, basta tutelare la feccia» i commenti più frequenti. «Quando ho letto la notizia, la prima cosa che mi sono chiesta è chi è? Non stiamo più tranquilli abbiamo tutti adolescenti in famiglia» scrive una mamma.
 
«La tutela della privacy di un maiale non me la spiego» posta la vicepresidente del consiglio regionale Marzia Malaigia, esponente della Lega. «E’ un dovere diffondere l’identità» scrive l’ex sindaco di Montegranaro Gastone Gismondi. «Non è tanto il fatto di sapere chi è, quanto di capire perché stavolta si è voluto secretare il nome volutamente, qualcosa non quadra» azzarda Lucentini che scrive online «chi ha il dovere di parlare su questa vicenda lo faccia in fretta e sia cosciente del fatto che, se continuerà questo silenzio, sono e siamo disposti ad azioni eclatanti - poi l’hashtag - #ibambininonsitoccano».
Anche il sindaco Franchellucci dice «Ho appreso che il venticinquenne in custodia cautelare sia ospitato in un Cas di Porto Sant’Elpidio. Ho già preso contatti con il Prefetto di Fermo per avere delucidazioni. Qualora tali indiscrezioni fossero confermate, la mia posizione non potrá che essere quella di chiedere agli organi ministeriali di competenza di questo Cas (una struttura privata della nostra città ed i cui ospiti sono gestiti da una cooperativa), importanti e immediati provvedimenti volti alla tutela ed alla sicurezza della nostra cittadinanza e delle comunità vicine».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Agosto 2018, 14:57
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