Un giorno in Pretura su Federico Aldrovandi. Una puntata sul processo a 15 anni dalla sua morte

Un giorno in Pretura su Federico Aldrovandi. Una puntata sul processo a 15 anni dalla sua morte

Un giorno in Pretura, quale sarà l'argomento della puntata di sabato sera 21 novembre? A 15 anni dalla morte di Federico Aldrovandi, il programma cult di Raitre ripercorrerà la vicenda processuale che ha cercato di far luce sulla tragica vicenda del giovane scomparso il 25 settembre del 2005. Federico aveva appena 18 anni: all'alba di quel giorno, una donna spaventata dalle urla strazianti provenienti dal parco sotto casa, chiamò la polizia.

Dopo quella telefonata Federico morì in seguito a una colluttazione con le forze dell'ordine. Si apre il processo contro quattro agenti, tre uomini e una donna, che quella mattina intervennero in Via Ippodromo. L'accusa per tutti è di omicidio colposo. La puntata del programma curato da Roberta Petrelluzzi, Tommi Liberti e Antonella Nafra andrà in onda nella serata di sabato alle 00.35.

COSA ACCADDE Su ciò che accadde quella notte al giovane 18enne, si è svolto un lungo processo finito a giugno del 2012, quando la Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda con la condanna di quattro poliziotti a 3 anni e mezzo di reclusione per ‘eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi’. Una sentenza discussa, in una vicenda che ha avuto grande attenzione mediatica, avvenuta quattro anni prima del caso di Stefano Cucchi. Quella notte Federico morì in seguito ad uno scontro con i quattro poliziotti: uno scontro parecchio violento, con due manganelli spezzati, e con il 18enne che perse la vita per “asfissia da posizione”.

La vicenda fa tornare in mente anche quella di George Floyd, che ha provocato scontri e rivolte solo pochi mesi fa negli Stati Uniti.

Secondo i poliziotti Aldrovandi era violento e agitato per via dell’assunzione di droghe, e sarebbe stato lui ad aggredirli. All’arrivo del personale del 118, sollecitato dalle pattuglie, Federico era a terra incosciente e con le mani ammanettate dietro la schiena: sul suo corpo c’erano 54 lesioni ed ecchimosi. La mamma, non credendo all’ipotesi del malore dovuto alle droghe, aprì un blog su internet per chiedere che fosse fatta luce sulla vicenda.

Al processo una testimone, una donna camerunense di nome Annie Marie Tsagueu, raccontò di aver visto il ragazzo picchiato da due dei quattro poliziotti, che lo avrebbero manganellato e schiacciato sull’asfalto. Dalle indagini emersero una serie di incoerenze e inesattezze, o nella peggiore delle ipotesi tentativi di depotenziare il lavoro degli inquirenti: il nastro delle comunicazioni tra pattuglia e 113 ad esempio fu consegnato alla Procura in forte ritardo, mentre i due manganelli rotti non furono sequestrati. Nel 2010 tre poliziotti furono condannati in un altro processo sui depistaggi nelle indagini.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Novembre 2020, 15:46
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