Tragedia viadotto A14, il mediatore: «La vita di Pausto Filippone era cambiata 15 mesi fa»

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«La morte della madre è stato uno dei fattori che hanno provocato la decisione di Fausto Filippone», dice a Radio Capital lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, che per sette ore ha cercato di convincere l'uomo a non uccidersi. Filippone, 49 anni, dirigente della Brioni, si è suicidato domenica scorsa gettandosi dal viadotto Alento della A14, in territorio di Francavilla al Mare (Chieti), poche ore dopo aver gettato nel vuoto la figlia di dieci anni, Ludovica; la moglie, Marina Angrilli (51 anni) era morta la mattina dopo essere precipitata da un appartamento a Chieti, di proprietà del marito.

«Ludovica Filippone era sotto choc, è volata giù senza reagire»​



«Ha detto che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini intollerabili 15 mesi prima. E tra gli episodi che l'hanno resa intollerabile, Filippone ha detto che c'era anche la perdita della madre», ha spiegato Di Giannantonio. Come le è apparsa la figlia sul cavalcavia? «La bimba era sotto shock. Si rendeva conto del dramma che stava vivendo e che non aveva nessun tipo di difesa dal padre». 

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Il padre omicida ha condotto la figlia sull'apice di un alto viadotto e l'ha lanciata per 40 metri togliendole la vita ma mon risultano problemi psichici, e per tutti l'immagine è quella della normalità. Nemmeno questioni di lavoro all'orizzonte. Gli ultimi a vedere viva la piccola Ludovica, di 10 anni, amante della musica e del canto, sono stati gli agenti intervenuti subito dopo le segnalazioni degli automobilisti. Chi transitava sul viadotto della A14 intorno alle 13 di domenica, ha visto padre e figlia che camminavano mano nella mano, a circa duecento metri dall'auto, vicino al guardrail. L'aveva prelevata dagli zii materni che vivono a Pescara nella stessa palazzina della nonna. Per Ludovica il destino si compie in un breve momento, mentre il papà si getta da quel viadotto dopo essere rimasto appeso nel vuoto per sette ore.



Ora si cerca un perché di tutta questa follia. Il giorno dopo la tragedia, la questura di Chieti cerca di ricostruire quegli attimi drammatici. In atto, dice il questore Raffaele Palumbo, «ogni attività probatoria». Sarà compito degli investigatori fare luce sugli aspetti ancora non chiari della vicenda e sul contenuto di un foglio volato giù dal viadotto: appunti, sembra, trascritti durante il colloquio tra Filippone e un poliziotto intervenuto in attesa dell'arrivo del mediatore. Secondo quanto spiegato dalla dirigente della Mobile di Chieti, Miriam D'Anastasio, gli appunti conterrebbero anche nomi sui quali però c'è stretto riserbo.

E' invece ancora buio sulla morte della moglie di Filippone, Marina Angrilli, insegnante di lettere al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Pescara, precipitata dal balcone dell'appartamento di proprietà del marito a Chieti Scalo. A dare l'allarme i condomini ma nessuno avrebbe visto il momento in cui è caduta la donna. Da ricostruire la posizione dell'uomo in quel momento. 

Il preside del liceo, Giuliano Bocchia, riferisce di alunni provati e di un'insegnante allegra e gioviale. «L'abbiamo vista l'ultima volta sabato a scuola, alla fine delle lezioni. Era tranquilla come sempre, non c'erano elementi che potessero far pensare a particolari situazioni familiari. Era una persona molto riservata, ma serena, e aveva un ottimo rapporto con gli alunni». Così alcune colleghe ricordano Marina Angrilli. Nel sottolineare che «tutti a scuola sono sconvolti per quanto accaduto», le colleghe della donna, ricordano che la 51enne «parlava sempre e con grande orgoglio della figlia» Ludovica e spesso mostrava loro delle foto della bimba. «Una famiglia senza problemi, con una vita normale», riferisce il questore. In una didascalia a un cortometraggio, gli alunni del Da Vinci parlano di «insensata sete di potere e controllo che ha portato via la professoressa Marina Angrilli e la sua bambina». Una tragedia il cui perché è ancora tutto da scoprire.

 
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 12:45
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