Fausto Filippone, la follia del manager ignorata dai medici: «Sì al porto d'armi»

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di Enrico Chillè
Ha ucciso la moglie, spingendola giù dalle scale della propria abitazione di Chieti, poi ha portato con sé la figlia di dieci anni, facendola precipitare da un cavalcavia sull'A14, all'altezza di Francavilla al Mare, e infine si è suicidato lanciandosi nel vuoto. Il piano di Fausto Filippone, il manager che domenica mattina ha sterminato la famiglia prima di uccidersi, potrebbe però essere cambiato in extremis: l'ipotesi, infatti, è che l'uomo volesse uccidere la moglie e la figlia con una pistola per cui aveva chiesto il porto d'armi.

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Tra i parenti e gli amici di Filippone, in molti sostengono che la passione per le armi fosse piuttosto recente: mai, negli anni passati, l'uomo aveva mostrato l'intenzione di avere una pistola, ma negli ultimi mesi aveva già avviato le pratiche per il porto d'armi a uso sportivo. Solo cinque giorni prima della strage, il 15 marzo, Filippone aveva superato la visita psichiatrica nel Centro di salute mentale di Chieti: per i medici, quindi, l'uomo non aveva problemi psichiatrici ed era una persona del tutto capace di intendere e di volere.

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L'ultimo step, prima di consegnare la documentazione completa in Questura per il porto d'armi, era la prova pratica, che l'uomo aveva però deciso di annullare comunicandolo alle 9.30 di domenica mattina, poche ore prima della tragedia. Gli inquirenti non escludono che Filippone abbia deciso di cambiare il metodo della strage per non perdere altro tempo. L'inquietante perizia a cui era stato sottoposto l'uomo contrasta, non poco, con quanto raccontato da amici e parenti: da qualche tempo, infatti, non era più lui, attanagliato dalla depressione e talvolta minaccioso e violento in casa. Lo confermerebbero anche alcuni disegni di Ludovica, la figlia, e la testimonianza della sorella di Filippone: «Marina, la moglie, mi aveva parlato dei suoi problemi, così ho cercato di aiutarli. La risposta è stata aggressiva, mio fratello mi disse di non interferire nella sua vita privata». 

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La famiglia di Marina Angrilli, addolorata, si chiede se Filippone non potesse essere fermato dopo aver spinto la moglie dal balcone, dal momento che una volante era sul posto. Il cognato di Filippone, Francesco, ha però spiegato: «Saranno gli organi preposti ad accertare ogni responsabilità, non voglio procedere contro nessuno perché so quello che ho perso e che non potrò mai riavere». Nel frattempo è stata fissata la data dei funerali di Marina e sua figlia Ludovica: saranno celebrati domani pomeriggio, alle 15.30, nella chiesa dei Gesuiti a Pescara. Per Filippone, invece, la famiglia ha scelto un rito privato al cimitero, senza alcuna messa.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Maggio 2018, 13:20
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