E su Twitter spunta la storia dei tredicimila bimbi italiani che durante il fascismo furono separati dai genitori in Libia. Ed è subito virale
di Domenico Zurlo
Quei bambini, nei porti di Tripoli e Bengasi, vengono costretti a salire sulle navi del regime: in molti non volevano staccarsi dalle braccia delle madri e dei padri, altri pensavano che sarebbe stata davvero una vacanza. E invece dal giugno del 1940, passeranno anni per la maggior parte di loro per rivedere i genitori e le loro famiglie: smistati nelle 37 colonie della penisola infatti, i piccoli italo-libici arrivarono in Italia il giorno prima della dichiarazione di guerra di Mussolini.
Il motivo, come si può facilmente capire, di quell’esodo fu l’esigenza di Mussolini di portar via quei bambini da uno scenario di guerra come la Libia, e far sì che diventassero la leva su cui contare negli anni successivi. E infatti, grazie alla propaganda fascista, in tanti, appena ragazzini, chiederanno di unirsi alla guerra per morire per il Duce: dopo l’8 settembre del 1943 le colonie vennero smantellate e i ragazzini si persero in giro per l’Italia, ripararono nei monasteri o ritrovarono altri parenti.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Maggio 2019, 18:25
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