Fabiana, bruciata viva a 16 anni. La drammatica lettera del papà dopo i permessi premio al killer

Fabiana, bruciata viva a 16 anni. La drammatica lettera del papà dopo i permessi premio al killer
Fabiana Luzzi aveva appena 16 anni quando fu accoltellata e bruciata viva dal fidanzato: e quest'ultimo recentemente, tra le proteste e l'indignazione, ha avuto in concessione alcuni permessi premio. Per questo il papà della vittima, Mario Luzzi, ha scritto una lettera aperta inviata all'agenzia ANSA per ringraziare le istituzioni e quanti gli hanno dimostrato vicinanza dopo la protesta per i permessi concessi al killer della figlia.

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«Mi accingo ancora una volta a scrivere una missiva - afferma - malgrado il nostro stato emotivo sia massacrato, per portare a conoscenza dell'opinione pubblica come il fatto gravissimo dei permessi premio concessi all'assassino di Fabiana abbia colpito le coscienze e l'anima di tutti quelli che ne sono venuti a conoscenza - recita la lettera scritta dall'uomo - Da parte di tutta la famiglia di Fabiana vogliamo esprimere un sentito e affettuoso ringraziamento a tutte le istituzioni che si stanno adoperando contro questa ingiustizia
».

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L'incubo per una madre


«A questo riguardo, lo scorso 15 ottobre, siamo stati invitati in forma privata al palazzo del Parlamento dal deputato Mara Carfagna e al palazzo del ministero della Giustizia dal ministro Alfonso Bonafede, rimasti anche loro sbalorditi e atterriti dai fatti avvenuti. Siamo rimasti profondamente colpiti dalla sensibilità e umanità mostrata nei confronti di Fabiana e della nostra famiglia», scrive ancora Mario.



«Siamo desiderosi - si legge nella lettera del papà di Fabiana - di esprimere un grazie per quello che hanno fatto e per quello che faranno in merito alla vicenda in questione. Ringraziamo inoltre tutte le persone che con telefonate, messaggi e visite, hanno voluto dimostrarci la loro vicinanza e solidarietà. Chi invece non possiamo ringraziare é il nostro sindaco e la sua giunta comunale, dai quali non abbiamo ricevuto né una telefonata né una visita privata o pubblica. Concludo con un saluto affettuoso e ribadisco che mi batterò fino alla morte per il bene e la dignità di ogni donna». 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Ottobre 2019, 17:59
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