Elena uccisa a coltellate, la perizia: il killer era capace di intendere. «Continuava a ridere di me»

L'imputato ha raccontato: «Mi sono trovato in un attimo in quella situazione, ho provato a strangolarla»

Elena uccisa a coltellate, la perizia: il killer era capace di intendere. «Continuava a ridere di me»

Era lucido Gabriel Falloni quando ha ucciso Elena Raluca Serban. Dalla perizia pschiatrica, fatta nell'ambito del processo che vede Falloni come unico imputato, è emerso che il 36enne è affetto da un disturbo psichico. Elena Raluca Serban, 32enne di origine romena, è stata uccisa il 17 aprile dello scorso anno nel suo appartamento di Aosta. La perizia era stata chiesta e ottenuta dalla difesa dell’uomo nell'udienza del primo dicembre scorso per accertare se al momento dei fatti Falloni, che ha confessato di aver ucciso Elena, fosse in grado di intendere e volere e se sia socialmente pericoloso. «Non smetteva di ridere di me» ha confessato l'assassino.

Leggi anche > Ultraleggero si schianta in fase di atterraggio: morto un ragazzo di vent'anni, gravissimo l'amico

Secondo gli inquirenti l’imputato aveva preso appuntamento con la donna dopo aver trovato il suo numero di telefono su un sito di annunci. Incastrato dai tabulati telefonici e dalle telecamere di videosorveglianza del condominio, aveva poi confessato. Dopo il delitto, si era allontanato con 8.000 euro, per cui era rimasta in piedi anche l’ipotesi della rapina finita male. 

«Conoscevo Elena da un anno - racconta Gabriel dal carcere di Falloni al perito nominato dal tribunale di Aosta -, una ragazza con cui andavo sempre, che ho conosciuto quando sono tornato dalla Germania. Quando avevo i soldi ci andavo. Elena mi prendeva in giro e io sentivo tutto quello che mi facevano da bambino e io dicevo di smetterla ma lei rideva di me, io sentivo ridere, non so se era lei, dicevo di smetterla ma lei non smetteva di ridere e io non sapevo più cosa fare».

Avrebbe raccontato di «non sapere cosa è successo» e che «se mi prendono in giro mi torna in mente quando ero bambino ma io non volevo farle del male». E ancora: «Mi sono trovato in un attimo in quella situazione, ho provato a strangolarla» stando alle sue spalle «non so perché, per farla smettere, non per ucciderla e sentivo quelle voci che tutti mi ridevano addosso.

Ogni volta che mi rifiutano mi viene questo. Io le ho sentite anche dopo che sono andato via di lì, io sentivo ridere, sempre».

Quindi, secondo la sua ricostruzione, avrebbe lasciato la presa: «Lei ha detto che chiamava la polizia, ma lei non l'ha chiamata e invece ha preso un coltello e mi ha dato un colpo qua che mi ha fatto anche la foto la polizia». Elena «diceva di andare via, se no mi ammazzava, ma io non potevo uscire, era nella cucina e andava indietro, lei mi ha fatto male al braccio e ho cercato di levarle il coltello dalla mano. Poi ho visto tutto quel sangue e poi la chiamavo e lei non rispondeva più. Io so solo che ho visto tutto quel sangue. Le mi diceva di uscire ma era tra la porta e l'antibagno e non potevo uscire o penso che non potevo uscire, non ricordo tutto».


Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Maggio 2022, 15:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA