Eitan portato in Israele, il nonno indagato per sequestro di persona. I legali: «Ha agito di impulso»

Eitan portato in Israele, il nonno indagato per sequestro di persona. I legali: «Ha agito di impulso»

È entrata in Tribunale a Pavia l'avvocato Cristina Pagni, uno dei legali di Aya Biran, zia paterna e tutrice legale di Eitan, il bimbo di 6 anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e vittima di un presunto rapimento due giorni fa da parte del nonno materno che lo ha portato in Israele con un volo privato, partito probabilmente dalla Svizzera. «Vado a parlare col giudice tutelare - ha spiegato - per attivare la Convenzione internazionale dell'Aja» che riguarda gli aspetti civili delle sottrazioni internazionali di minori. Intanto, il nonno di Eitan è indagato per sequestro di persona: al rapimento avrebbe partecipato anche la moglie.

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Eitan, il nonno indagato per sequestro di persona

Smhuel Peleg, il nonno materno che ha rapito il piccolo Eitan, è indagato a Pavia per sequestro di persona aggravato. Peleg, ex militare che due giorni fa ha portato il piccolo di 6 anni in Israele dopo una visita concessa dalla famiglia paterna e dopo averlo prelevato nella casa della zia Aya Biran, tutrice legale, è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona aggravato dal fatto che la vittima è un minorenne. Nell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti, si scava anche su presunte complicità di altre persone nel blitz che ha portato al presunto rapimento. L'uomo sarebbe arrivato in Israele col bambino su un volo privato probabilmente partito da Lugano in Svizzera.

Eitan, i legali del nonno: «Ha agito di impulso»

«Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d'impulso». Lo spiegano i legali Sevesi, Carsaniga, Polizzi, che rappresentano Shmuel Peleg, il nonno materno che due giorni fa ha portato Eitan, sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, in Israele. «Ci impegneremo - scrivono - perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».
Gli avvocati di Shmuel Peleg, Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi «ridimensionano il fatto». Peleg, si legge in una nota, «ha portato Eitan in Israele dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore». «Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d'impulso», aggiungono. Gli avvocati si dicono «fiduciosi che, una volta ripristinata la correttezza del contradditorio nei vari procedimenti civili, e ottenute rassicurazioni dai medici israeliani, potrà tornare a discutersi del suo affidamento nelle sedi opportune». «Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate - chiariscono - però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde 5 familiari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela di Eitan è stato fatto in modo sommario». E concludono: «Noi ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».

Eitan, anche la nonna ha partecipato al rapimento?

La nonna materna di Eitan, Etty «era in Italia ed è parte del rapimento». Lo ha detto in un'intervista alla radio israeliana 103 Fm Or Nirko marito di Aya Biran affidataria in Italia del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. «Sostiene di essere rientrata in volo in Israele il giorno prima, questo a quanto pare per non essere esposta alla accusa di complicità», ha aggiunto.
«Abbandonerò la lotta legale solo dopo che i rapitori - ha proseguito - saranno finiti in carcere. L'unica cosa che ci interessa è il bene del bambino». Or Nirko - che ha parlato alla radio subito dopo Etty Peleg, intervistata dalla stessa emittente - ha poi aggiunto di «non credere che Eitan arrivi a comprendere di essere stato stato rapito.

Mi immagino che la famiglia materna lo abbia persuaso che lui è tornato in una vacanza e che non sappia del reato compiuto a suo danno. Potete immaginarvi come ci sentiamo», ha concluso.

Eitan, la nonna: «Sta male e voleva tornare in Israele»

«Non c'è stato alcun rapimento, il bambino voleva tornare in Israele già da tempo». A ribadire la versione dei fatti della famiglia in Israele è Etty Peleg, nonna materna di Eitan. «Le sue condizioni sono pessime e finalmente - ha tuttavia denunciato questa mattina in un'intervista a Radio 103 confermando che il bambino è in cura all'ospedale Sheba di Tel Aviv - dopo 4 mesi i medici vedranno cosa è successo al piccolo. Per 4 mesi non ha visto alcun medico a parte sua zia in Italia che è un medico che si occupa dei detenuti. Per 4 mesi hanno impedito a me e a mio marito Shmuel di consultarci con medici e psicologi».
« Adesso - ha proseguito - è sottoposto a consultazioni mediche molto approfondite allo Sheba, inclusa una cura psicologica che doveva essere fatta da tempo e non è stata fatta». «Eitan è il nostro mondo e noi - ha aggiuto - vogliamo essere sicuri che stia bene. È l'unica cosa che ci interessa». Ety Pleg ha poi detto che Eitan « non aveva legami con la famiglia di Aya». «Ora - ha concluso - sono io a curarmi di lui».

Eitan, la zia: «Pavia è casa sua»

«Pavia è la sua casa, Eitan è cittadino italiano», ha detto Aya Biran, preoccupata anche per la sua salute fisica e psicologica. Proprio grazie a quel passaporto il nonno sarebbe riuscito ad uscire dall'Italia in auto, dopo aver prelevato il bimbo dalla casa di Aya per una visita programmata, e a prendere col bambino un volo privato dalla Svizzera fino in Israele. La Procura indaga per sequestro di persona e presto iscriverà Peleg nel registro degli indagati. L'uomo, ex militare israeliano, continua a ripetere, come gli altri familiari materni tra cui la zia Gali Peleg che è in Israele, che non avrebbe commesso «un rapimento» ma che avrebbe agito per il bene del piccolo. Peleg è assistito dai legali Sara Carsaniga, Paolo Sevesi e Paolo Polizzi.

Eitan, cosa prevede la Convenzione dell'Aja

La convenzione dell'Aja del 1980 prevede di assicurare il rientro del minore presso l'affidatario e il paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale. La famiglia paterna di Eitan fa valere il provvedimento del Tribunale di Pavia che aveva confermato nei mesi scorsi la nomina di Aya come tutrice legale del bambino. Giudice che aveva anche disposto la riconsegna del passaporto israeliano del piccolo che era in possesso del nonno Shmuel Peleg. Lo stesso Tribunale aveva ordinato l'11 agosto il divieto di espatrio del bambino che sarebbe potuto avvenire solo con l'accompagnamento o l'autorizzazione della tutrice.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Settembre 2021, 17:02
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