«Convertita all'Islam per finta, dovevo salvarmi»: la fidanzata di Luca Tacchetto racconta il sequestro choc

«Convertita all'Islam per finta, dovevo salvarmi»: la fidanzata di Luca Tacchetto racconta il sequestro choc

Convertita all’Islam per finta, per salvarsi la vita durante il drammatico rapimento in Africa durato quasi un anno e mezzo. È il racconto di Edith Blais, la ragazza canadese sequestrata in Mali insieme al fidanzato italiano, Luca Tacchetto: un incubo durato 450 giorni e finito a marzo dell’anno scorso.

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Era il dicembre del 2018 quando Luca ed Edith, insieme da due anni, si misero in viaggio da Padova (dove viveva il giovane) diretti in Africa: in Burkina Faso, nel Parco degli Elefanti, furono accerchiati e rapiti da sei uomini. Quattro di loro si gettarono su Luca, puntandogli le pistole come pazzi, racconta Edith in un’anticipazione dei contenuti del suo libro in uscita in Francia, riporta il Corriere del Veneto.

La finta conversione e la fuga

La ragazza racconta quelle settimane, e la separazione: a marzo 2019 infatti Luca ed Edith vennero trasferiti in luoghi diversi, e i sequestratori la costrinsero a convertirsi all’Islam. «Mi sono lavata e ho indossato il hijab, la conversione era il male minore, dovevo sopravvivere.

Oggi non ho conservato nulla di questa religione», spiega la ragazza nel suo libro, intitolato Le sablier.

A febbraio 2020 i due vengono riuniti, e progettano la fuga, messa a segno un mese dopo: nel mondo c’era una pandemia, ma loro non sapevano nulla. E Edith racconta l’incontro con il delegato Onu: «Volevo stringergli la mano, mi offrì il suo gomito. L’ambasciatore ha capito che non sapevamo nulla e ci ha spiegato che eravamo nel mezzo di una pandemia: lì ho sentito per la prima volta parlare del coronavirus».


Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Gennaio 2021, 14:25
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