Draghi apre sul passaggio al Quirinale: «Il governo avanti anche senza di me, sono un nonno che serve le istituzioni»

Draghi apre sul passaggio al Quirinale: «Il governo avanti anche senza di me, sono un nonno che serve le istituzioni»

di Alessandra Severini

Mario Draghi sorride sornione, scarta con eleganza un paio di domande sul futuro prossimo, ma poi da abile stratega lascia cadere qualche indizio rilevante. La conferenza di fine anno del premier assume così le sembianze di una conferenza di fine mandato e le sue parole appaiono come una vera e propria autocandidatura al Quirinale. Non un addio palese a Palazzo Chigi, certo, troppo presto per scoprire le carte, ma quando Draghi parla di sé come di un «nonno al servizio delle istituzioni» non può non sapere che nell’immaginario collettivo il “nonno istituzionale” è il presidente della Repubblica, la figura che, forte della saggezza e dell’esperienza, ricopre il ruolo di garante della Costituzione e di quella Repubblica che la Carta disegna. Le sue parole suonano dunque come una promessa di disponibilità a diventare il successore di Sergio Mattarella nella partita che si aprirà da qui a poco.

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L’ex presidente della Bce sa che questo suo passaggio potrebbe creare instabilità e che difficilmente un’altra figura potrebbe tenere insieme una maggioranza tanto variegata.

Ma è pur vero che tutte le forze politiche hanno interesse ad arrivare a fine legislatura e a non anticipare le elezioni. Ai partiti dunque lancia messaggi rassicuranti che però sembrano confermare l’intenzione di prenotare un posto sul Colle più alto: «Il mio destino non conta. Abbiamo creato le condizioni perché l’operato del governo continui indipendentemente da chi ci sarà». E poi ancora: «È essenziale che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale», ovvero il 2023, e che «il governo sia sostenuto da una maggioranza la più ampia possibile, anche più di quella attuale».

Anche per un cavallo di razza come Draghi però la partita per il Colle non si annuncia semplice. Il Parlamento è frammentato e anche lui sulla carta ad ora non avrebbe i voti per essere eletto con i due terzi dei voti necessari nei primi tre scrutini (Salvini e Berlusconi continuano ad auspicare che resti a Palazzo Chigi). Ma lui avverte sui rischi di “giochi” di parte sul Quirinale: «È immaginabile una maggioranza che si spacchi sulla elezione del presidente della Repubblica e si ricomponga sul governo?». Per avere una risposta non bisognerà attendere molto. Il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio. Il voto per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica potrebbe svolgersi intorno al 20 gennaio.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Dicembre 2021, 08:09
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