Dj Fabo, via al processo a Cappato: in aula il video choc dell'agonia di Fabiano prima di morire

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Via al processo. Per dimostrare le condizioni fisiche in cui si trovava Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, morto col suicidio assistito in una clinica svizzera, e la lunga agonia a cui sarebbe andato incontro nel morire senza supporto medico-farmacologico, in aula a Milano verrà proiettato il video choc dell'intervista rilasciata dal 40enne a 'Le Iene'. Lo hanno chiesto e ottenuto i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini nella prima udienza del processo a Marco Cappato imputato per aiuto al suicidio davanti alla Corte d'Assise. 



Il filmato integrale (tutto il 'girato' dell'intervista, mai mostrato prima) dello scorso gennaio verrà proiettato in aula davanti ai giudici togati e popolari in una delle due udienze già fissate per il 4 e il 13 dicembre, in cui saranno anche sentiti tutti i testimoni. Nel filmato si vede anche l'agonia a cui sarebbe potuto andare incontro l'uomo se fossero stati 'semplicementè staccati i macchinari che lo tenevano in vita. «Chiediamo la visione in aula di questo documento di particolare rilevanza - ha spiegato il pm Siciliano che con la collega Arduini chiese l'archiviazione per Cappato, prima dell'imputazione coatta del gip - non per volontaria scenograficità, ma perché la riteniamo opportuna assieme all'escussione come testimone del giornalista (Giulio Golia, ndr) per spiegare le effettive condizioni prima, dopo e durante e per come si possono ricavare dalle immagini». I pm hanno anche chiesto e ottenuto di acquisire al dibattimento una copia del codice penale svizzero, una brochure sulla clinica 'Dignitas' vicino Zurigo, dove Antoniani, cieco e tetraplegico, è morto il 27 febbraio scorso, una serie di fotografie ritraenti la clinica, «il certificato del dottor Veneroni sulla dimissione dal reparto di unità spinale» di Dj Fabo, «un certificato del dottor Veneroni sulla sua patologia», la certificazione clinica con l'anamnesi, le indicazioni delle terapie che Antoniani assumeva e le posologie dell'assunzione dei farmaci. Tra i testi della Procura la madre del 40enne e la fidanzata Valeria, il medico curante e un consulente dei pm. Anche i legali Massimo Rossi e Francesco Di Paola hanno citato la mamma e la compagna di Antoniani e il medico Mario Riccio, che staccò la spina a Piergiorgio Welby. «Un teste importante», ha precisato la difesa che ha fatto proprie anche le richieste dei pm. Anche Cappato, imputato anche per aver «rafforzato il proposito suicidiario», sarà ascoltato in aula.

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PROCESSO CON POCHI TESTI E SENTENZA ENTRO FEBBRAIO Sarà un processo rapido quello a Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per la morte in una clinica svizzera di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo. Si è aperto stamani con l'ammissione delle prove testimoniali e documentali davanti alla Corte d'Assise di Milano e potrebbe arrivare a sentenza già tra gennaio e febbraio, dopo due udienze, il 4 e il 13 dicembre, dedicate all'ascolto dei pochi testimoni, tra cui anche il medico-anestesista Mario Riccio che seguì il caso Welby, la madre e la fidanzata di Antoniani (non erano in aula oggi), e alla proiezione del video choc dell'intervista del 40enne a 'Le Ienè. Questo processo, come ha spiegato Cappato ai cronisti dopo la breve udienza, «sarà un'occasione pubblica per verificare per le persone che soffrono e per i malati terminali quali sono i diritti di scelta sull'interruzione delle sofferenze, ma anche per chi vuole vivere». La Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha ammesso tutti i testi e i documenti richiesti come prove da Procura e difesa.

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PARTE CAMPAGNA SOCIAL #ConCappato Nel giorno in cui si apre davanti alla Corte d'Assise di Milano il processo a Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni ed esponente dei Radicali, imputato per aiuto al suicidio per la morte a fine febbraio di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, in una clinica svizzera col suicidio assistito, parte anche una «campagna sul web intorno all'hashtag #ConCappato, per quanti vorranno sostenere simbolicamente sui social o più concretamente con una donazione sul sito concappato.associazionelucacoscioni.it la coraggiosa azione legale». Lo spiega la stessa associazione in un comunicato.

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Si tratta di «una chiamata civile ai cittadini italiani che vogliono essere liberi» e di «una battaglia di tutti - si legge - ma che avrà bisogno del supporto di tutti quelli che si vorranno schierare al fianco del tesoriere di Associazione Luca Coscioni, esposto in prima persona con un atto di disobbedienza civile per accelerare la regolamentazione sul fine vita in Italia, un tema attualmente affossato nelle aule del Senato». All'esterno di Palazzo di Giustizia a Milano i Radicali Italiani hanno organizzato per la giornata di oggi un presidio a sostegno di Marco Cappato. 

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Per Filomena Gallo, avvocato e segretario dell'associazione Luca Coscioni, «i giudici in Italia sono costretti a sopperire all'immobilità del legislatore intervenendo e confermando di volta in volta tutele costituzionali fondamentali in assenza di leggi specifiche sul tema del fine vita». L'incapacità della politica ufficiale, prosegue Gallo, «a legiferare su questi argomenti, evidenzia sempre di più la crisi della nostra democrazia. Oggi il processo a Cappato rappresenta - aggiunge - un altro momento fondamentale per tentare di affermare la prevalenza dei principi costituzionali sul codice penale risalente al periodo fascista».



«L'articolo 32 della Costituzione stabilisce che 'La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umanà - chiarisce Gallo - Come spesso ricordava il prof. Stefano Rodotà, questa è una delle affermazioni più forti della nostra Costituzione. I padri costituenti - spiega l'avvocato - hanno garantito ai cittadini che nessuno 'metterà la manò su di loro, sulla loro vita». I pm di Milano Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto nei mesi scorsi di archiviare l'inchiesta su Cappato, scattata dopo la sua autodenuncia, o di sollevare una questione di costituzionalità della norma sull'aiuto al suicidio. Il gip Luigi Gargiulo, però, ha ordinato l'imputazione coatta: avendo prospettato a Dj Fabo una dolce morte qualora si fosse rivolto a alla struttura svizzera, Cappato, secondo il gip, non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe anche rafforzato il suo «proposito di suicidio». Per la Procura, invece, avrebbe semplicemente aiutato una persona ad esercitare il diritto di morire con dignità. Dopo l'imputazione coatta, Cappato ha scelto di andare direttamente a processo con rito immediato saltando l'udienza preliminare. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Novembre 2017, 11:26
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