Foggia, difende un ragazzo gay e viene preso a calci e pugni da cinque persone

Difende un ragazzo gay e viene preso a calci e pugni da cinque persone

Un ragazzo straniero, Carlos, è stato pestato a sangue per aver difeso un ragazzo aggredito ed etichettato come gay da un gruppetto di balordi. La vicenda è avvenuta nella notte tra sabato e domenica tra piazza Mercato e via Arpi, a Foggia. Cinque contro uno, l'hanno preso a calci e pugni, forse anche per discriminazione dato il colore scuro della sua pelle. 

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Sul posto sono accorse volanti e un'ambulanza del 118: il ferito, colpito con calci, schiaffi e pugni, è stato trasportato al pronto soccorso del policlinico Riuniti e sottoposto ad una tac. 

A confermare la notizia, anticipata da FoggiaToday, è sui social l'associazione Arcigay Le Bigotte che scrive:

«Mentre a Brindisi, in occasione del Puglia Pride, sfilavano centinaia di persone in difesa dei diritti LGBTQ+, noi ci troviamo ancora una volta a dover ribadire la vergogna che proviamo per le nostre istituzioni, che non sono state in grado di garantire alla nostra comunità una legge che la protegga da simili violenze.

Noi non vogliamo fuggire da Foggia, noi vogliamo che Foggia sia amministrata da chi non ha interesse a creare un clima di odio e discriminazione. Vogliamo che nelle scuole si insegni il rispetto di tutte le diversità. Vogliamo una legge regionale che garantisca formazione, prevenzione, accoglienza. Vogliamo tutele per la comunità LGBTQ+, per i nostri fratelli e le nostre sorelle di colore, per le donne, per le persone con disabilità, per tutti».

La scorsa estate, sempre a Foggia, nello stesso posto erano stati aggrediti con una inaudita violenza due ragazzi del Gambia che in quel momento si trovavano in compagnia delle rispettive ragazze.

«Il fatto che sia stato un ragazzo di colore a subire una così violenta aggressione,- si legge ancora -  ci spinge a ribadire la riflessione (a più riprese sottolineata nei nostri interventi pubblici) riguardo la necessità di un'alleanza, di una comunione di intenti, tra le minoranze. Non vogliamo che sia una guerra, non ci piace il linguaggio bellico, ma in un paese che ci lascia soli e privi di strumenti di difesa, tocca stringerci ai nostri alleati e parare i colpi». 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Agosto 2021, 15:19
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