La Dad? Chiamiamola pure Mum

La Dad? Chiamiamola pure Mum

di Monica Tonelli

La didattica a distanza si chiama Dad ma avrebbe dovuto chiamarsi Mum: sì perché al di là del gioco di parole, ancora una volta vediamo protagoniste “forzate” nella vita di questi ragazzi, un esercito di Mamme. Dico forzate, perché mai nella vita avrebbero pensato di doversi impegnare in ruoli, che fossero diversi dal dover condividere cesti natalizi o idee regalo, da donare ai Professori.

Queste Cyber Mum, sono passate dal seguire e condividere outfit delle più stilose Influencer ad essere delle accanite sostenitrici del divulgatore informatico Aranzulla. Sin da subito, a sostegno di questa nuova, benché assurda ma ahimè necessaria modalità scolastica, tra un link e l’altro da copiare su Zoom ed un richiedi nuovamente Password, le abbiamo viste anche microfonare i ragazzi, meglio di come faceva Schultz durante le puntate del Maurizio Costanzo Show, pur di poter rendere loro possibile la presenza durante le lezioni a distanza. Anche perché basta che salti la linea wi-fi durante l’appello e sei fottuto, ti becchi subito un bel "assente" a meno che tua madre, non riesca con audacia ad inviare una nota alla scuola, giurando ed allegando photo di te nella stanza con in mano il giornale del giorno, che garantisca la tua presenza durante l’orario della lezione appena trascorsa.

E proprio quando tutto questo sembrava straordinariamente superato e giunto finalmente a conclusione, eccole nuovamente trasformarsi da ingegneri informatici della Silicon Valley a Operatori Sanitari delle Asl. Vuoi conoscere la differenza tra un tampone molecolare ed un test rapido? Vuoi sapere dove è possibile prenotarli e quali requisiti rispettare? Insomma alla domanda: Vuoi sapere? Trovi sicuramente risposta all’ interno di un qualsiasi gruppo WhatsApp scolastico.

Queste persone, quasi sempre le Rappresentanti di Classe, fanno ormai da segreteria al Governo, traducendo e disponendo sui gruppi di classe, Dpcm incomprensibili, per i quali durante la lettura degli stessi, si assumono espressioni e posture uguali a quelle assunte da Beth Harmon durante ogni partita de “La regina degli scacchi “.

Insomma, queste donne, anche le più agguerrite sostenitrici delle comunità scolastiche, stanno giungendo al collasso emotivo, non riescono più a stare dietro ai continui cambi di passo, le nuove ordinanze si susseguono alla velocità delle luca, perdendo il senso della loro forma e trasformandosi in mere riflessioni a voce alta; talvolta si ha la sensazione di assistere ad una riunione condominiale, piuttosto che un dibattito politico. C’è bisogno di direzione, questi continui ripensamenti sull’ apertura delle scuole e queste forme flessibili nell’ organizzazione didattica, aumentano la confusione e la frustrazione tra le persone, perché c’è la paura a fare da padrone, e quando questo sentimento subentra alla ragione è perché chi ti doveva proteggere non è stato in grado di farlo, ormai tante famiglie hanno subito un lutto, come conseguenza del Covid. Se il problema sono i trasporti pubblici, al posto dei banchi con le rotelle, avrebbero forse potuto affittare pullman, avrebbero limitato il contagio e magari aiutato qualche cooperativa.

Alla fine, non so quando e come ne usciremo, ma se c’è una cosa che ho potuto piacevolmente constatare e che se qualcosa va per il verso giusto, è solo perché al timone del buon senso, ci sono i genitori di questi ragazzi; che ricordo, essere studenti ancora chiusi nei cappucci delle loro felpe, ormai da quasi un anno.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Gennaio 2021, 08:55
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