Denise Pipitone, il criminologo Lavorino accusa il legale di Piera Maggio: «Circo mediatico è colpa sua»

Denise Pipitone, il criminologo Lavorino accusa il legale di Piera Maggio: «Circo mediatico è colpa sua»

Denise Pipitone e la giovane Olesya, ormai non si parla di altro. E a poche ore dall'esito del test del Dna che potrebbe svelare la verità e dire se la ragazza è la stessa bambina scomparsa a Mazara del Vallo nel 2004, in tanti si indignano per il comportamento della tv russa. Per il criminologo Carmelo Lavorino, intervistato dall'Adnkronos, la colpa però è dei legali della famiglia di Piera Maggio: «Ogni volta che ci sta il sospetto che qualche ragazza possa essere Denise immediatamente viene montato un circo mediatico che strumentalizza soprattutto il dolore dei familiari della persona scomparsa», sostiene Lavorino.

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Il legale della famiglia Pipitone parla di circo mediatico? «Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. È come vedere il Papa che si lamenta del Giubileo -dice ironico- si poteva fare tutto in maniera riservata, prima di tutto si poteva chiedere il gruppo sanguigno della ragazza e poi, magari con il supporto dell'intelligence, prendere il Dna della ragazza russa». «Non è che ci vuole granché a prendere il Dna delle persone -spiega Lavorino- la gente va al bar, beve un caffè e butta una cicca di sigaretta. È vero che è un dato sensibile ma poteva essere trattato in maniera molto riservata.

Potevano fare degli accertamenti prodromici e anticipatori per verificare se la ragazza fosse realmente Denise per evitare questa spettacolarizzazione mediatica e strumentalizzazione della signora Maggio».

 

«Purtroppo il circo mediatico lo hanno costruito sin dall'inizio gli avvocati, i consulenti e le persone che erano intorno alla famiglia (Pipitone, ndr) e a tutt'oggi non si è arrivati a nessuna soluzione. Potevano prendere un investigatore privato ad esempio, qualche persona in gamba e mandarla dove doveva essere mandata. Solo così potevano capire se avevano scelto la strada giusta o no. I familiari delle persone rapite sono sempre delle vittime perché il loro dolore ha bisogno di giustizia, di sfogo e di verità e automaticamente si fidano di tutti mentre i professionisti che gli stanno attorno cercano uno scoop mediatico». «Questa esposizione mediatica iniziale non doveva essere fatta -ribadisce - i legali hanno scelto i solchi tracciati da Taormina nel 2002 col caso di Cogne. Ormai anche i criminologi vanno nelle varie trasmissioni televisive a dispensare opinioni criminologiche come se fossero i consigli per gli acquisti»


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Aprile 2021, 12:25
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