Il Decreto Rave solo per i raduni musicali, escluse le manifestazioni

Il Decreto Rave solo per i raduni musicali, escluse le manifestazioni

di Alessandra Severini

Aveva sollevato una montagna di polemiche la norma anti rave voluta dal governo appena insediato a fine ottobre e qualcuno l’aveva addirittura imputata di incostituzionalità. Il governo ha fatto «autocritica», come ha riconosciuto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, e ha «rimediato» presentando un emendamento.

La norma corretta punirà così «chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento» quando «dall’invasione deriva un concreto pericolo» per la salute o l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene. Si specifica così il tipo di occupazione, escludendo quelle degli studenti o le altre manifestazioni pubbliche. L’altra novità è che non ci sarà il nuovo articolo (che doveva essere il 434 bis), ma si amplierà la fattispecie prevista nell’art.633 (dando vita al 633-bis), quello al quale si ricorre già ora per sanzionare i mega-raduni. Poi, non si fa più riferimento al numero dei partecipanti (prima si parlava di 50 persone) e si prevede la confisca di tutto, anche dei profitti. La pena prevista rimane invece la stessa: dai 3 ai 6 anni (con la possibilità di fare le intercettazioni),oltre a una multa da 1.000 a 10.000 euro.

Forza Italia, che aveva chiesto di modificare la norma, si dice soddisfatta anche perché è stato ammesso anche il suo emendamento che di fatto vieta al Pm di presentare ricorso in caso di assoluzione.

Per il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto è una norma che così diventa più grave ed efficace. La modifica invece non basta alle opposizioni. «Non cambia la sostanza - spiega la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi - rimane il reato, si mantiene la pena fino a 6 anni, con custodia cautelare e intercettazioni, si lascia nelle mani del giudice la valutazione sul numero minimo di partecipanti e sulle situazioni in cui ricorre il pericolo concreto per la salute per l’igiene o la sicurezza. Presenterò un emendamento soppressivo».

La vicepresidente del Senato Anna Rossomando parla di «norma inutile», mentre Enrico Costa del Terzo Polo riconosce che c’è stato «un passo avanti», ma la misura resta «pessima». Ora il testo è all’esame della Commissione Giustizia del Senato, che la voterà giovedì 6 dicembre. L’approdo del testo in aula a Palazzo Madama è atteso per il 12, mentre l’esame di Montecitorio è previsto tra il 27 e il 28 dicembre


Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Dicembre 2022, 06:00
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