Decreto Maggio, la proposta Catalfo: «Meno ore di lavoro, stesso salario»

Decreto Maggio, la proposta Catalfo: «Meno ore di lavoro, stesso salario»

di Giammarco Oberto
Un’iniezione da 55 miliardi per far ripartire il lavoro. Un intervento che però «non sarà la panacea di tutte le conseguenze negative che stiamo vivendo, ma stiamo facendo il possibile per limitare i danni»: le parole con cui Conte ha introdotto il vertice in videoconferenza con i leader di Cgil, Cisl e Uil sul testo in lavorazione, il decreto Aprile nel frattempo diventato decreto Maggio.

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«Ci dobbiamo rimboccare le maniche, perché la previsione al ribasso del Pil è del -8%, ma si potrebbe contrarre ulteriormente - ha detto il premier ai sindacati - lavoreremo per non lasciare nessuno indietro». Oggi tocca ai rappresentanti del mondo imprenditoriale - Confindustria in primis - affrontare la bozza di decreto con il premier, che intende vararlo in settimana, dopo un ultimo vertice con i capi delegazione e i rappresentanti dei partiti di maggioranza. Su alcune misure, dai trasferimenti a fondo perduto alle imprese allo sblocco dei circa 12 miliardi di debiti della pubblica amministrazione, sembra esserci una quadra, ma restano ancora capitoli da limare, a cominciare dal reddito di emergenza e dalla cassa integrazione in deroga: due aspetti su cui si gioca il vero braccio di ferro tra il governo, le aziende e i sindacati.

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Sul tavolo ci sarà anche la proposta avanzata dalla ministra del Lavoro: la pentastellata Nunzia Catalfo proporrà una misura con la quale, temporaneamente, i contratti collettivi aziendali e territoriali potranno prevedere una rimodulazione, quindi una riduzione, dell’orario di lavoro, ma senza riduzione dei salari. Secondo la proposta, i contratti - stipulati con le organizzazioni sindacali più rappresentative - possono convertire una parte delle ore in percorsi di formazione finanziati da un apposito fondo presso il ministero del Lavoro. In questo modo, sostiene Catalfo, «si riduce l’orario di lavoro senza avere decurtazioni di stipendio né gravare l’impresa di ulteriori costi, e al tempo stesso si dota il lavoratore di uno strumento di politica attiva che gli permette di acquisire nuove competenze». I sindacati hanno incassato rassicurazioni anche sui licenziamenti: il blocco dei licenziamenti sarà portato da due a cinque mesi.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Maggio 2020, 09:14
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