La crisi energetica morde anche le imprese. Sono soprattutto le aziende medie e piccole a incontrare difficoltà e, secondo un’indagine Swg per Confesercenti, più di un terzo sarà costretta ad alzare i prezzi dei propri prodotti e servizi per poter pagare le bollette sempre più salate. In particolare è il 36% delle pmi a prevedere un aumento dei prezzi finali. È uno dei tanto temuti effetti a cascata dell’aumento dei carburanti e del costo di luce e gas. Ma non il solo. Per alcune attività traslare gli importi delle bollette sui prezzi finali vorrebbe dire uscire fuori mercato e quindi si valutano altre strategie: il 18% delle aziende sta valutando una riduzione del numero di dipendenti, il 26% pensa che limiterà gli orari di apertura o addirittura (6%) sospenderà l’attività nel periodo di bassa stagione. Il 13% invece dice che si rivolgerà al credito, approfittando dei finanziamenti garantiti introdotti dal decreto Aiuti Ter per pagare a rate gli importi richiesti.
A gran voce le imprese chiedono un intervento del governo: più di un’impresa su due spera nell’adozione di altre misure per contenere la stangata, il 28% desidera interventi anche per frenare l’innalzamento dei prezzi di beni e servizi, in primo luogo delle materie prime. Altre sperano in un fisco più morbido: il 31% chiede una riduzione del cuneo fiscale e il 13% il taglio dell’Irpef . In poche comunque credono ad un intervento deciso che freni le tariffe: solo l’8% ritiene che si arriverà ad un price cap di luce e gas.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Ottobre 2022, 06:00
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