Crisi delle culle, tra dieci anni 1,5 milioni di studenti in meno

L’allarme lanciato agli Stati generali della natalità. Obiettivo 500mila nati dal 2033

Crisi delle culle, tra dieci anni 1,5 milioni di studenti in meno

di Valeria Arnaldi

Emergenza. Di più, urgenza. Il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione non faranno sentire i loro effetti solo tra decenni, come da previsioni – si stima che nel 2070 spariranno 11 milioni di italiani e 500 miliardi di Pil – ma le conseguenze si vedranno «nell’immediato». Ad affermarlo è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenendo agli Stati Generali della Natalità, in corso a Roma: se l’andamento demografico non cambierà, tra dieci anni ci saranno quasi un milione e mezzo di studenti e circa 130mila cattedre in meno.

«La natalità è un tema che riguarda la salute economica e sociale del Paese. Non c’entrano i valori o gli schieramenti politici, ma cosa accade nel presente e cosa accadrà nel futuro a tutti noi, nessuno escluso. Un dato su tutti: siamo al record negativo di 339mila nascite a fronte di 700mila morti. Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto», ha dichiarato il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo, aprendo la manifestazione, cui oggi prenderanno parte anche papa Francesco e la premier Giorgia Meloni. Gli effetti delle culle vuote”, appunto, si vedono. E “contano”.

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Nell’anno scolastico 2033/34 dai 7,4 milioni di studenti del 2021, si scenderà a poco più di 6 milioni «ad ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno», ha specificato Valditara.

L’effetto dell’andamento demografico dei prossimi 10 anni si sentirà di più nella scuola secondaria di secondo grado, con una perdita di circa 500mila studenti. Nella scuola secondaria di primo grado il calo sarà di quasi 300mila alunni, in quella primaria di 400mila scolari e in quella dell’infanzia di oltre 156mila bambini». Il numero delle cattedre, di conseguenza, si ridurrà di 10/12mila posti ogni anno.

Ciò significa, guardando avanti, studiare nuovi criteri di formazione delle classe e degli organici. Ma soprattutto, ora, animare una «rivoluzione culturale», secondo la ministra alla Famiglia Eugenia Roccella, che ha riaffermato come la natalità sia una priorità del governo, ricordando interventi come l’assegno unico o gli incentivi alle imprese per valorizzare il lavoro femminile. Tema quest’ultimo, da non sottovalutare. «Fin quando le donne vivranno la maternità - ha detto la ministra - come un’opzione alternativa alla realizzazione professionale, sarà difficile sperare di invertire la tendenza al declino demografico». Una società più anziana, ha ribadito De Palo, «ha come effetto non solo quello di minore forza lavoro, ma anche di minore forza creativa e innovativa. E questo inciderà sempre di più sulla qualità della vita di tutti».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Maggio 2023, 08:08
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