Centocinquantamila. Come dire l’intera città di Rimini, l’intera città di Cagliari. Quella di oggi sarà una giornata spartiacque, nei due anni di guerra al Covid. La giornata in cui in qualche reparto di terapia intensiva il coronavirus spegnerà la centocinquantamillesima vita da quel fatidico 21 febbraio 2020, quando a Codogno venne confermato il paziente Uno. Ieri il contatore del bollettino quotidiano, con 384 morti in 24 ore, si è fermato a 149.896 vittime da inizio pandemia: siamo lì, a un soffio da una cifra che entrerà negli annali.
Covid, quando il virus ci allontana dai nostri cari: 234 passi. Chi può faccia il 235esimo
Ora che l’Italia ha scollinato il picco della quarta ondata e che tutti i valori sono in calo, comincerà anche la discesa dei decessi.
Centocinquantamila significa che ognuno di noi conosce una vittima. Un parente, un amico, un collega, un vecchio compagno di scuola. «La cosiddetta cultura del benessere cerca di rimuovere la realtà della morte, ma in maniera drammatica la pandemia l’ha rimessa in evidenza- ha detto ieri papa Francesco nell’udienza generale -tanti fratelli e sorelle hanno perduto persone care senza poter stare vicino a loro, e questo ha reso la morte ancora più dura da accettare e da elaborare».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Febbraio 2022, 12:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA