Quattro Regioni verso la zona gialla: scatta l'allarme Natale. Tornano le mascherine all'aperto?

Incidenza e pressione ospedaliera sempre più in alto. Si discute anche sulle mascherine all'aperto

Video

Covid, almeno quattro Regioni d'Italia rischiano di finire in zona gialla. L'incidenza aumenta e con essa, in alcuni territori, anche la pressione ospedaliera. La Regione più a rischio è il Friuli-Venezia Giulia, che con i dati attuali rischia di passare in zona gialla già da lunedì prossimo.

Leggi anche > «Non vogliono curarmi», caos al Pronto soccorso: ubriaco aggredisce i medici e sfascia la sala d'attesa

A rischio anche Veneto, Liguria, Valle d'Aosta e Provincia autonoma di Bolzano: in tutti questi territori l'incidenza potrebbe presto superare il livello di guardia di 250 positivi su 100mila abitanti. Dati che un anno fa avrebbero determinato la zona rossa, ma ora grazie ai vaccini i ricoveri sono ancora contenuti anche se difficilmente prevedibili. Il Friuli-Venezia Giulia è la Regione più a rischio, con un'incidenza pari a 233 casi su 100mila abitanti e soprattutto una pressione ospedaliera al limite della soglia d'allerta (già superata con l'11% di ricoveri in terapia intensiva e ad un passo con il 13% di ricoveri nei reparti ordinari). Il presidente, Massimiliano Fedriga, ha dichiarato: «Siamo molto vicini alla zona gialla, mi auguro di non arrivare a quella arancione. Le restrizioni non possono essere a carico dei vaccinati, sarebbe bene allentarle per loro rispetto ad aumentarle per i non vaccinati. I cortei di Trieste hanno provocato il più grande cluster della nostra Regione, pesa la vicinanza geografica con Austria e Slovenia e il tracciamento viene reso più difficile da chi non vuole farsi il tampone o da chi non rivela dove e con chi è stato». La pensa diversamente Giovanni Toti, presidente della Liguria: «C'è chi dice che il green pass esiste solo in Italia e che solo da noi ci sono così tante restrizioni, ma non è vero.

Alle chiusure preferisco restrizioni solo per i non vaccinati».

Non va meglio nella Provincia autonoma di Bolzano, dove l'incidenza settimanale ha superato quota 300 e questo si riflette anche nella pressione ospedaliera (8% di terapie intensive e 13% di ricoveri ordinari). In Veneto i dati sono migliori (l'incidenza è pari a 115,3, terapie intensive al 6% e ricoveri ordinari al 4%) ma non sufficienti a scongiurare il rischio. Il presidente Luca Zaia ha spiegato: «Se non si fermano i contagi, passeremo anche in zona rossa e siamo preoccupati per questo trend lento e inesorabile. Per fortuna gli ospedali non sono pieni grazie ai vaccini ma nel giro di due settimane, stando alle proiezioni, rischiamo di avere 100 persone in terapia intensiva».

Meno preoccupante, ma da non sottovalutare, la situazione delle Marche (6% di ricoveri ordinari e 8% di terapie intensive), del Lazio (9% di ricoveri ordinari e 7% di terapie intensive, ma una disponibilità maggiore di posti letto rispetto alla media delle altre Regioni) e della Lombardia (anche se Guido Bertolaso sottolinea il dato contenuto dell'incidenza).

Covid, mascherine anche all'aperto?

Intanto, si discute sulla possibilità di introdurre l'obbligo di mascherina all'aperto a livello locale, come accaduto in alcuni Comuni in cui si è verificata una forte incidenza di casi. La scienza e la politica, però, non sono d'accordo. Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, ha spiegato ad Agorà su RaiTre: «Mi preoccupano queste fughe in avanti, non possiamo reintrodurre queste misure solo in base all'Rt, dovremmo vedere piuttosto la pressione ospedaliera».
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Andrea Costa. «Il ritorno all'obbligo di mascherina all'aperto, come accaduto ad Aprilia, non è ancora sul tavolo del Ministero» - ha spiegato il sottosegretario alla Salute - «Valuteremo nelle prossime settimane. Se ci sarà bisogno di restrizioni ci prenderemo la responsabilità, ma a oggi non è il tema».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Novembre 2021, 15:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA