Il microbiologo Andrea Crisanti nella consulenza depositata alla Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia scrive che il Covid circolava già dal 4 febbraio 2020, più di due settimane prima della data del caso di Paziente 1, con tre pazienti infetti ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno nel reparto al secondo piano «con un quadro clinico compatibile con infezione da Sars-Cov2 poi confermata con tampone molecolare». Crisanti ha anche detto che già dal 12 febbraio 2020, ossia otto giorni prima del Paziente 1 di Codogno, i componenti «prima della della task force del ministero e poi del Cts, conoscevano la situazione di vulnerabilità in cui si trovava l'Italia di fronte alla la pandemia di Covid» e tuttavia decisero di secretare il piano che avrebbe potuto salvare migliaia di vite.
Le mascherine del kit anti-incendio
Per «sopperire» alla carenza di mascherine chirurgiche e di Ffp2, nei giorni successivi al 23 febbraio 2020, agli operatori sanitari dell'ospedale di Alzano Lombardo è stato suggerito e data l'autorizzazione «a utilizzare le mascherine dei kit anti-incendio presenti» nei reparti. Lo riporta la consulenza di Andrea Crisanti depositata ai pm Bergamo nell'indagine sulla gestione del Covid in Val Seriana in cui tra gli indagati ci sono l'ex premier Conte e l'ex ministro Speranza.
Gli indagati
Nell'inchiesta coinvolti 19 indagati, tra cui l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Speranza e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. «Per 16 anni, dal 2004 al 2020 - aggiunge Crisanti -, non era mai stata verificata la preparazione dell'Italia nei confronti di un rischio pandemico».
Il piano pandemico
L'Italia, quando scoppiò l'epidemia di Covid, «aveva un manuale di istruzione, questo era il piano pandemico. Se poi ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché questo (...) è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del ministero», ai quali l'ex ministro Speranza «fa riferimento (...) quando afferma che il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale». Scrive Crisanti. «La ragione per la quale azioni più tempestive e più restrittive non sono state prese la fornisce il presidente Conte quando nella riunione del 2 marzo 2020 afferma che 'la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato'. Queste considerazioni hanno prevalso sulla esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini dalla diffusione del contagio», si legge nel capitolo che riguarda la mancata zona rossa in Val Seriana.
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Marzo 2023, 18:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout