Un milione di casi in una settimana: diverse Regioni verso la zona arancione, la Valle d'Aosta rischia il rosso

Un milione di casi in una settimana: diverse Regioni verso la zona arancione, la Valle d'Aosta rischia il rosso

Oltre un milione di nuovi casi nel giro di appena una settimana, diverse Regioni che rischiano di passare a breve in zona arancione, qualcuna anche in zona rossa. I dati vengono dalla Fondazione Gimbe, che parla di «misure insufficienti a frenare la salita dei contagi». Nella settimana dal 5 all'11 gennaio si rileva un aumento del 49% dei nuovi casi di Covid-19, che sono stati 1.207.689 rispetto agli 810.535 della settimana precedente.

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In forte crescita sono anche i casi attualmente positivi: sono 2.134.139 rispetto a 1.265.297 della settimana precedente, pari a +68,7%. Mentre l'incidenza di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 in 56 province supera i 2000 casi per 100.000 abitanti. «Nell'ultima settimana - dichiara Nino Cartabellotta, presidenteGimbe - si è registrata un'ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media giornaliera che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l'11 gennaio (+34%)».

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L'enorme quantità di nuovi casi «incontrando una popolazione suscettibile troppo numerosa, sta progressivamente saturando gli ospedali, di conseguenza, molte regioni si avviano verso la zona arancione entro fine mese», afferma Cartabellotta facendo il punto sui posti letto ancora disponibili che, in caso di occupazione da parte di pazienti Covid, porterebbe ciascuna Regione in zona arancione al netto di un eventuale incremento dei posti. Calabria e Piemonte sono a 0 posti disponibili in intensive e in area medica, Liguria 0 area medica e 1 posto in intensiva, Sicilia 0 in area medica e 4 intensive.

Chi rischia la zona arancione e la zona gialla

Piemonte e Calabria sono le regioni più vicine alla zona arancione, mentre Valle d'Aosta, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Campania sono prossime a superare le soglie, la Puglia ha già numeri da zona gialla e la Sardegna si avvicina a superare le soglie, mentre la provincia autonoma di Bolzano potrebbe tornare a essere bianca. È quanto indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Piconè, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Fra le regioni, «il Piemonte, è al 33,5% di occupazione dei reparti ordinari e al 23,5% per le terapie intensive», e quindi ha numeri da zona arancione, osserva Sebastiani. Una situazione «qualitativamente identica» ma un pò più incerta rispetto al giudizio del Cts di venerdì, continua Sebastiani, «è quella della Calabria che è al 37% nei reparti ordinari e poco sopra il 20% nelle terapie intensive, entrambi in crescita lineare.»

La Sicilia è al 32,5% per i reparti ordinari e al 19% per le terapie intensive, entrambi in crescita lineare. «La Valle d'Aosta è sopra al 50% per i reparti ordinari e, col trend attuale di crescita, si prevede che superi entrambe le soglie della zona arancione entro martedì prossimo», osserva l'esperto. Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Campania sono in crescita lineare per entrambi i tipi di reparti e, osserva il matematico, «si prevede che superino le rispettive soglie entro martedì prossimo, 18 gennaio, giorno a cui fa riferimento usualmente il Comitato Tecnico-scientifico nella riunione del venerdì».

Puglia verso il ritorno in zona gialla

Nella settimana dal 5 all'11 gennaio i nuovi contagi Covid in Puglia sono aumentati del 52,9% rispetto a sette giorni prima e i casi attualmente positivi ogni 100mila abitanti sono saliti a 1.756. Lo rileva il monitoraggio della fondazione Gimbe evidenziando anche che negli ospedali il tasso di occupazione dei posti letto è sopra soglia di saturazione in area medica, attestandosi al 17,2% (oltre il limite del 15%), mentre in terapia intensiva è del 9,9%, ormai prossimo al limite del 10%. Questi indicatori potrebbero decretare il passaggio in zona gialla della Puglia a partire da lunedì prossimo. Nella settimana dal 5 all'11 gennaio, la provincia con il maggior numero di casi ogni 100mila abitanti è stata quella di Bari (1.168), seguita da Brindisi (1089), Lecce (1079), Barletta-Andria-Trani (952), Foggia (814) e Taranto (766).

Sempre secondo le stime di Gimbe, in Puglia sono ancora liberi 355 posti letto in area Medica e 50 in Intensiva prima del passaggio in zona arancione.

Valle d'Aosta rischia la zona rossa a breve

Un altro paziente in terapia intensiva e la Valle d'Aosta va in zona arancione, altri quattro pazienti ricoverati in Rianimazione e la regione alpina finisce in zona rossa. Lo sostiene il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe, secondo cui «nella settimana dal 5 all'11 gennaio in Valle d'Aosta si registra una performance in peggioramento per i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti (4.133) e si evidenzia un aumento dei nuovi casi (78,2%) rispetto alla settimana precedente; sopra soglia di saturazione i posti letto in area medica (53,5%) e in terapia intensiva (18,2%) occupati da pazienti Covid-19». I nuovi casi positivi per 100.000 abitanti sono stati 2.452. Sul fronte delle vaccinazioni il 74,2% ha completato il ciclo vaccinale per Covid-19 (media nazionale 79%) a cui aggiungere un ulteriore 4,3% (3,8%) che ha ricevuto solo la prima dose. Il tasso di copertura vaccinale con terza dose è del 70,5% (61,5%). La popolazione 5-11 anni che ha completato il ciclo vaccinale è pari allo 0,1% (2,4%) a cui aggiungere un ulteriore 13,1% (15,9%) solo con prima dose.

L'incremento nelle varie province

In tutte le Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi: dallo 0,5% dell'Umbria al 208,7% della Liguria. Le 56 Province in cui l'incidenza supera i 2.000 casi per 100.000 abitanti sono: Rimini (4469), Forlì-Cesena (3462), Ravenna (3382), Modena (3340), Firenze (3031), Lodi (3016), Monza e della Brianza (2858), Bologna (2806), Varese (2776), Trento (2774), Sondrio (2771), Brescia (2751), Reggio nell'Emilia (2722), Milano (2636), Prato (2625), Pisa (2615), Como (2596), Napoli (2584), Verbano-Cusio-Ossola (2575), Pavia (2567), La Spezia (2531), Pistoia (2529), Rovigo (2483), Aosta (2452), Lecco (2451), Caltanissetta (2435), Parma (2402), Verona (2390), Cremona (2389), Teramo (2385), Genova (2377), Savona (2349), Ferrara (2344), Chieti (2328), Lucca (2324), Bergamo (2320), Terni (2311), Mantova (2224), Arezzo (2222), Imperia (2206), Cuneo (2187), Piacenza (2173), Bolzano (2168), Biella (2163), Massa Carrara (2160), Vicenza (2133), Siena (2131), Livorno (2120), Pordenone (2105), Treviso (2082), Trieste (2071), Salerno (2047), Pescara (2041), Torino (2036), Caserta (2031) e Asti (2028).

Boom di ricoveri e terapie intensive

Dal 5 all'11 gennaio, «continua a crescere la pressione sugli ospedali sia nei reparti di area medica che nelle intensive». Salgono infatti del 31% i ricoveri di pazienti Covid-19 con sintomi (passati da 12.912 della settimana precedente a 17.067) e del 20,5% le terapie intensive (passate da 1.392 a 1.677). Ma a crescere del 35,4% sono anche i decessi. Lo rileva il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, che sottolinea come «il sovraccarico degli ospedali comporti il rinvio della cura di altre malattie».

«Aumentano ancora - afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari del Gimbe - i posti letto occupati da pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente +20,5% in area medica e +32,2% in terapia intensiva». All'11 gennaio, il tasso di occupazione nazionale da parte di pazienti Covid è del 26,6% in area medica e del 18,2% in area critica. Ad eccezione di Molise e Sardegna, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con la Valle d'Aosta che raggiunge il 53,5%; ad eccezione di Basilicata, Molise e Puglia tutte superano la soglia del 10% in area critica, con la Provincia di Trento che si attesta al 31,1%.

«Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia - spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta - in cui distorte narrative ottimistiche appannano l'insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l'economia del Paese. Innanzitutto, l'ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati, anche in pazienti oncologici, e la riduzione delle capacità assistenziali». In secondo luogo, «l'enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Gennaio 2022, 17:43
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