Covid, Francesco, 34 anni, dimesso dopo cinque mesi: nessuna patologia pregressa, ha perso 30 chili e si alimenta con un sondino

Covid, Francesco, 34 anni, dimesso dopo cinque mesi: nessuna patologia pregressa, ha perso 30 chili e si alimenta con un sondino
Francesco Foschi, 34enne di Montelabbate (Pesaro Urbino), ingegnere civile che ama il nuoto agonistico, avrebbe dovuto sposarsi il 1 giugno. Una nuova casa era pronta ad accogliere lui e la sua fidanzata Gioia. Il Covid-19 ha cambiato i progetti: solo dopo 5 mesi dal ricovero, dalla terapia intensiva alla lunga riabilitazione, è stato dimesso dall'ospedale Carlo Urbani di Jesi. Non aveva patologie pregresse, 30 kg fa - tanti ne ha persi da allora - dopo una cena con gli amici, a inizio marzo, ha iniziato ad accusare febbre altissima. Ammalata anche la ragazza ma con sintomi più lievi e in quarantena nella casa che avrebbe dovuta accoglierla da sposa.

Leggi anche > Coronavirus, 10 morti e 306 casi positivi in più: nuovo aumento dei contagi in Italia, solo la Valle d'Aosta ferma a zero



«Sembrava un'influenza, forse un pò più grave - racconta Francesco -, poi una tac a Urbino ha rivelato qualcosa. Non c'era posto tra gli ospedali di zona e il 15 marzo il ricovero a Jesi. Poi il buio. Dei primi mesi non ricordo nulla, solo gli occhi di chi si prendeva cura di me, ringrazio gli operatori sanitari per quella assistenza umana: mi ha reso la vita più sopportabile». Ricoverato in condizioni gravissime a Jesi, il 34enne viene dimesso oggi dopo, tra gli altri, 72 giorni tra terapia intensiva e di pneumologia, e 52 in neurofisiatria.

È l'ultimo paziente, ormai ex covid, a Jesi, negativo da maggio ma con un lungo percorso di riabilitazione e non privo di conseguenze. Parla con un filo di voce, una corda vocale e deglutizione bloccate; per un pò si alimenterà con un sondino ma la sua vita ricomincia: «Andrò a convivere con la mia ragazza, mi sto rimettendo in forze e spero di tornare presto al lavoro, continuerò le terapie. Potrò riabbracciare la famiglia». Per il suo compleanno, il 30 giugno, i sanitari lo hanno festeggiato in palestra: «Ho mangiato anche un pò di torta, il gusto è tornato».

Tra i ricordi anche quello della chiamata di papa Francesco a lui e Gioia. «Stavamo vivendo un periodo di grande sofferenza - dice - e ci ha emozionato sentirlo vicino alla nostra storia». Nella sua stanza d'ospedale, un cartello dei medici «Il grande giorno è arrivato. Pronti, partenza, via!». «Racconto la mia esperienza per ricordare a tutti di non abbassare la guardia; - conclude - è importante indossare la mascherina, per proteggere se stessi e gli altri. Alcuni sono morti, io sono stato fortunato ma le conseguenze le vivo in pieno. Siate attenti che non è scherzo!».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Luglio 2020, 08:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA