Coronavirus, Maria Elena non rinuncia al sesso: «Su Tinder c'è meno concorrenza»
di Chiara Jommi Selleri
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Gente in quarantena, uffici chiusi e lei va a caccia di sconosciuti?
«Direi che è il periodo migliore. C’è meno concorrenza! (strizza l’occhio, n.d.r.)».
Prego?
«Secondo me è stupido fermare la propria vita perché si è in preda al panico. Anche la propria vita sessuale. Io non ho paura e anzi ne approfitto. D’altronde posso essere contagiata anche entrando in un supermercato o prendendo un caffè al bar. No?».
Anche la comunità Tinder la pensa come lei?
«Non lo so, mi pare che “circolino” meno persone».
Come fa a saperlo?
«L’App funziona tramite match: ogni volta che mi piace qualcuno invio un like. Se il mio like è ricambiato, allora si crea il match e posso iniziare a chattare con l’altra persona. Ultimamente me ne arrivano di meno. Io, invece, lo uso più di prima».
Insomma, il virus non ha contagiato la App?
«Qualcuno ne parla. Mi è capitato un ragazzo svedese che si trova a Roma per l’Erasmus: voleva sapere in che città fossi stata ultimamente, i miei spostamenti. Ma fare domande è una pratica piuttosto diffusa su Tinder perché si incontrano persone nuove».
E con i cinesi come la mettete?
«I cinesi? I “nuovi cinesi” siamo noi italiani!».
Non ha paura neanche di fronte a un picco dei contagi?
«Continuerò a uscire con chi voglio, facendo attenzione».
In che modo?
«Almeno nella fase di conoscenza iniziale non mi avvicinerò troppo fisicamente. E porterò con me, come sempre, un flaconcino di amuchina. Ma poi... ».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Marzo 2020, 09:22
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