Coronavirus, l'allarme di Ranieri Guerra (Oms): «È un mostro aggressivo e lo conosciamo ancora poco»

Coronavirus, Ranieri Guerra (Oms): «È un mostro aggressivo e lo conosciamo ancora poco»

di Enrico Chillè
«Possiamo solo sperare che il coronavirus diventi meno aggressivo, ma non ne abbiamo la certezza, anche perché lo conosciamo ancora troppo poco». Parola di Ranieri Guerra, l'italiano direttore aggiunto dell'Organizzazionale mondiale della sanità, che in un'intervista al Corriere della Sera parla dei possibili scenari futuri legati all'evoluzione dell'epidemia causata dal Sars-CoV-2.

Leggi anche > Covid-19 Italia, Arcuri: pronti a nuovo picco ma non all'apocalisse​



«Non sappiamo come possa evolversi l'epidemia, ma dobbiamo considerare che il nuovo coronavirus è un ospite molto scomodo e difficilmente cederà. Convivere col virus significa cercare un adattamento progressivo con un germe nuovo, sperando che nel tempo diventi meno aggressivo, ma senza averne la certezza. Una cosa è sicura: si tratta di un virus aggressivo e soprattutto molto contagioso» - ha spiegato Ranieri Guerra - «Non sappiamo quanto ha colpito finora in Italia, per questo svolgeremo indagini coi test rapidi sierologici. I risultati arriveranno a fine maggio e forniranno nuovi elementi di valutazione. Sulla base dell'esperienza della Cina sappiamo che i pazienti positivi ma asintomatici sono circa l'80-85%».

Il direttore aggiunto dell'Oms e membro del Comitato tecnico-scientifico di Palazzo Chigi ha anche lanciato un nuovo allarme: «Solo ora iniziamo a comprendere come funziona, pensavamo fosse responsabile di una forte influenza ma non è così: il virus attacca l'intero sistema, non solo i polmoni, arriva nell'endotelio vascolare, è causa di patologie neurologiche importanti, attacca selettivamente in base a età e sesso.
Non abbiamo idea di cosa altro possa causare, lo scopriamo giorno per giorno. È un mostro
».

Ranieri Guerra parla poi dei modelli matematici per provare a prevedere l'evoluzione dell'epidemia: «Sono l'unico strumento che abbiamo, al momento inizia ad esserci una progressiva convergenza di tutte gli studi di simulazione internazionali che però lavorano basandosi su un denominatore fittizio. Il vero denominatore sarà frutto dell’indagine sierologica che darà ai modelli aderenza alla realtà. Scopriremo il vero grado di letalità e perché la Lombardia abbia un tasso tanto elevato».

E proprio sulla Lombardia, il dottor Guerra spiega: «Non sono untori, ma vittime: smettiamo di dare addosso, vanno aiutati e supportati in ogni modo. Probabilmente, manca un'indagine accurata sulla genetica del virus. Ora possiamo ricostruire, tramite il sequenziamento, l'albero filogenetico: in poche parole, come è arrivato in Italia, chi l'ha portato e come si è diffuso. Capire la tempistica è importante, mi auguro di poter tracciarne i movimenti quando avremo testato almeno 150mila persone».

Ranieri Guerra conclude poi auspicando una maggiore coesione tra i paesi dell'Unione Europea: «Siamo ancora in un momento di forte diffusione del virus, riaprire ora significa mettere in pericolo anche altri paesi, perché al di là delle chiusure ci saranno sempre spostamenti transfrontalieri che non si possono arrestare. In Germania l'epidemia, che comunque era contenuta, ha ripreso subito vigore ed era inevitabile. In Italia la situazione sta migliorando ma non possiamo fare mosse troppo azzardate».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Aprile 2020, 13:38
© RIPRODUZIONE RISERVATA