Coronavirus, quanto dura l'immunità? Secondo un nuovo studio «anni o addirittura decenni»

Coronavirus, quanto dura l'immunità? Secondo un nuovo studio «anni o addirittura decenni»

di Enrico Chillè

Da quando il coronavirus ha stravolto le nostre vite, una delle domande più frequenti è senza dubbio: «Quanto dura l'immunità di chi lo ha contratto?». Un interrogativo non da poco, specialmente alla luce delle fasi finali della sperimentazione dei vari candidati vaccini. La risposta non è ancora certa, ma un nuovo studio potrebbe dare al mondo una grande speranza.

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Finora, tutti gli studi svolti sulla risposta immunitaria al Sars-CoV-2 hanno dato risultati piuttosto diversi. All'inizio si parlava di un'immunità media di circa tre mesi, poi altri studi (basati sui test sierologici) avevano rilevato una durata inferiore e infine altri lavori di ricerca erano arrivati a stimare la durata dell'immunità in almeno sette mesi. L'ultimo studio, in ordine cronologico, suggerisce però che l'immunità, nella stragrande maggioranza dei casi, potrebbe durare diversi anni o addirittura decenni.

Lo studio, pubblicato in fase preliminare e non ancora sottoposto a 'peer-review', è stato realizzato da un gruppo di ricercatori, tra cui tre di origini italiane, che lavorano all'Istituto di immunologia La Jolla, in California. Lo studio è stato condotto su 185 pazienti (105 donne e 80 uomini) di età compresa tra i 19 e gli 81 anni, che avevano superato il Covid-19 (la maggior parte di loro era paucisintomatica). Di questi 185 pazienti, 41 avevano superato l'infezione da oltre sei mesi.

A coordinare lo studio è stato il virologo Shane Crotty. I ricercatori hanno analizzato due diversi tipi di anticorpi: le cellule B, capaci di produrre anticorpi aggiuntivi, e le cellule T, che sono in grado di riconoscere e distruggere le cellule infettate dal virus. Secondo i primi risultati dello studio, pubblicato su bioRxiv, ogni anticorpo possiede una memoria diversa, ma quella contro il Sars-CoV-2 sembra essere piuttosto consistente. Nelle conclusioni dei ricercatori si legge che «nella maggior parte dei casi gli anticorpi IgG sono stabili per oltre otto mesi, mentre le cellule B aumentano dopo sei mesi dal superamento dell'infezione e le cellule T iniziano a dimunuire tra i tre e cinque mesi successivi all'infezione». Secondo i ricercatori californiani, questo 'patrimonio di memoria' consentirebbe ai pazienti di non sviluppare il Covid-19 in forma grave in caso di nuove infezioni da nuovo coronavirus.

I ricercatori, in attesa della revisione scientifica tra pari, avvertono però che «la risposta degli anticorpi di fronte al Sars-CoV-2 è piuttosto eterogenea tra pazienti e questo spiegherebbe perché molti sviluppano la malattia in forma asintomatica e altri invece sono costretti a essere ricoverati in terapia intensiva, al di là dell'età e delle patologie pregresse». Ad ogni modo, l'ottimismo deriva dal ruolo fondamentale delle cellule (linfociti) B, anticorpi tipici delle infezioni virali in grado di causare patologie respiratorie e che restano nell'organismo per diversi decenni. Lo studio dell'istituto di immunologia statunitense ha anche messo a confronto gli anticorpi del Covid-19 con quelli della Sars: i pazienti che avevano contratto il virus all'inizio degli anni 2000, a oltre 17 anni di distanza, possiedono ancora quel tipo di anticorpi.

La speranza è che due virus così simili possano innescare un'analoga risposta immunitaria, consentendo alle persone di non sviluppare la malattia in forma grave in caso di reinfezione. I ricercatori californiani, però, avvertono: «Il nostro è solo uno studio preliminare e solo il tempo ci potrà rivelare l'effettiva durata dell'immunità».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Novembre 2020, 22:38
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