Coronavirus, il primario del reparto di Malattie infettive: «Sono contagiato, ma presto tornerò a lottare in corsia»

Coronavirus, il primario del reparto di Malattie infettive: «Sono contagiato, ma presto tornerò a lottare in corsia»

di Mario Fabbroni
Ivan Gentile, direttore di Malattie infettive al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli: lei si trova in ospedale, ma come contagiato dal Coronavirus. Com'è successo?
«Proprio non lo so. Sono stato attento. Evidentemente il virus è in circolazione nell'aria. Credo che sia sbagliato basarsi solo sul criterio epidemiologico».
Che vuole dire?
«Con l'influenza nessuno si domanda da chi è stato contagiato. Oggi il rischio c'è anche se non siamo stati in una zona rossa o abbiamo avuto contatti diretti con un contagiato»
Non ci sono scorciatoie, insomma...
«Dobbiamo capire che il virus oramai può circolare in tutti gli ambienti».
La distanza di un metro tra individui basta a evitare il contagio?
«È sufficiente per la maggior parte degli individui. A meno che non si incroci un super spreader».
Chi sarebbe?
«Un super spargitore. Ci sono persone che hanno un'altissima concentrazione di virus, quindi possono infettare tanti altri soggetti».
Quando ha capito di essere contagiato?
«Sabato scorso. Mi sentivo spossato, avevo la febbre. Il tampone mi ha detto la verità. Sono rimasto di sasso».
Ha avuto paura?
«Non volevo crederci. Proprio ieri hanno inaugurato il reparto anti Covid-19. Senza di me. Appena il tampone sarà negativo, torno subito al lavoro».
Non pensa di evitare altri rischi?
«Sono un infettivologo. Proprio non posso far mancare il mio apporto in quest'emergenza, siamo in guerra».
Cosa consiglia agli italiani?
«Di stare davvero a casa, evitando tutti i contatti. È difficile, ma è l'unico modo»
Le misure adottate sono giuste?
«Si. Ora bisogna portare a casa gli ammalati non gravi, per liberare posti letto negli ospedali. Ma i contagiati che stanno in isolamento domestico vanno assistiti molto meglio».

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Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Marzo 2020, 11:28
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