Coronavirus a Napoli: l'odissea di Carmela, per tre giorni in casa accanto al cadavere del marito morto

L'odissea di Carmela, per tre giorni in casa accanto al cadavere del marito morto

di Melina Chiapparino
«Un calvario che dura da tre giorni e che vorrei non capitasse a nessun altro». È per questo motivo che Gennaro Di Marino, 44enne napoletano, ha voluto rendere pubblico il suo dramma familiare, reso ancora più complicato e doloroso dall’emergenza Coronavirus. Il padre, Vincenzo, che avrebbe compiuto 82 anni a maggio, è morto sabato scorso, 11 aprile, ed è ancora nella camera da letto dove non ha più ripreso conoscenza. «Il problema non è stato il virus- afferma Gennaro, sicuro che la morte dell’anziano non sia per Covid- 19- ma la confusione nell’assistenza e il senso di abbandono vissuto da mia madre, rimasta per giorni da sola in casa con il cadavere del marito senza sapere che fare». Carmela che abita in via Consalvo, a Fuorigrotta, è stata costantemente seguita dai due figli che, però, vivendo distanti, Gennaro vicino Parigi e la sorella a La Spezia, hanno incontrato molte difficoltà.

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Tutto è cominciato sabato sera, intorno alle 20. «Mia sorella mi ha chiamato per dirmi che mamma l’aveva contattata perché papà si stava sentendo male ed urlava a causa di dolori alla schiena e al torace». Fino a quel momento, Vincenzo non aveva avuto alcun tipo di problema di salute. Nessun problema a respirare e neanche la febbre, anzi la coppia di anziani viveva serenamente e con una certa autonomia l’isolamento imposto dai decreti. «La mia vicina di casa si è recata da mamma e ha telefonato al 118- racconta Gennaro- erano trascorse da pochi minuti le 20 e nella telefonata è stato spiegato che mio padre aveva forti dolori lombari ed al torace». Alle 20.57, il 44enne riceve la seconda telefonata della vicina di casa, preoccupata che Vincenzo fosse morto e dopo poco, arriva l’ambulanza. «I sanitari sono giunti dopo circa un’ora dalla nostra richiesta con un equipaggio senza medico e senza protezioni- spiega Gennaro- hanno constatato il decesso e, avendo rilevato una temperatura di 38,5°C a mia mamma hanno allertato tutti sospettando un caso di Coronavirus in mio padre». A quel punto, è stata allontanata la vicina di casa che era in compagnia del marito a casa dell’anziana e, per tutti i presenti, compresa Carmela, è stata ordinata la quarantena.

«Non ci è stato lasciato alcun referto e mia mamma si è ritrovata sola e spaesata con il cadavere di mio padre in camera da letto dove le era stato detto di non poter entrare- continua l’informatico che vive in Francia da anni- una seconda ambulanza, attrezzata coi dispositivi di sicurezza, è arrivata verso le 21.40 constatando il decesso di mio padre alle 21.55». Nel referto rilasciato a seguito del secondo intervento del 118, si evince che il decesso dell’81enne è da attribuire «a cause naturali per arresto cardiocircolatorio». Fino a qui, la storia potrebbe concludersi con un lutto doloroso ma senza le difficoltà che hanno causato la mancata sepoltura di Vincenzo che si trova ancora tra le mura domestiche con tutto ciò che comporta il protrarsi di una condizione simile, anche riguardo l’aspetto igienico sanitario.

«Il sanitario ha avuto parole di conforto per mia madre ma, pur accertando la morte naturale, ha affermato che nonostante tutto si dovevano rispettare le procedure legate al protocollo sanitario per il Coronavirus- aggiunge Gennaro- a intervento concluso, mentre andava via nel palazzo, ha chiesto a un vicino di casa di avvisare gli altri condomini, senza creare allarmismi, di contattare il proprio medico di famiglia in caso di sintomi legati al virus o problemi di salute». Da qui comincia la confusione e il dubbio di dover sottoporre l’anziana Carmela al tampone sebbene il marito non fosse stato accertato come morto per Covid. Le telefonate si susseguono velocemente sia da parte di Gennaro che della sorella che prova a ritornare a Napoli contattando la protezione civile ligure ma che, proprio per il dubbio innescato sulla morte sospetta, non viene autorizzata ad alcun spostamento. «Sono stati contattati i carabinieri che hanno rimandato all’Asl che ha dichiarato di non poter intervenire prima di due giorni, il martedi successivo e comunque senza poter praticare i test tramite tamponi perché finiti» spiega avvilito Gennaro che non nasconde come «a partire da quel momento è scatata l’isteria nel condominio e i miei genitori sono stati trattati da untori»

Così, Carmela trascorre la prima notte da sola con il cadavere di Vincenzo in casa, la prima di tre notti in solitudine. «Il giorno dopo, domenica 12 aprile, è proseguito l’incubo con mamma confinata in casa senza poter ricevere visite né aiuto, con il sospetto del Coronavirus di mio padre ma nessuna informazione sul tampone da poter fare a lui o a mia madre» insiste il figlio che ricorda di aver contattato anche le forze dell’ordine. Il medico di famiglia risultava irrintracciabile e l’anziana non avendo sintomatologia sospetta, non poteva richiedere tampone all’Asl come disciplinano le procedure che rimandano al 118 i casi sintomatici e al medico di famiglia, l’attivazione per avere il tampone. «Dopo varie sollecitazioni la polizia ha contattato mamma per sincerarsi delle sue condizioni e di eventuali necessità legate a spesa, cibo, salute ma è comunque passata la seconda notte con il cadavere in casa».

Arriviamo a questa mattina, 13 aprile, quando i familiari riescono ad ottenere la visita domiciliare del medico di base che certifica il decesso dell’anziano per cause naturali e viene avviata la documentazione per cui, i parenti aspettano il ritiro della salma da parte delle pompe funebri. L’odissea di attese si sblocca quando i figli della donna vengono contattati sia dal 118 che dalla polizia municipale per l’esecuzione di due tamponi, a Vincenzo e a Carmela, alle 14 di oggi con l’attivazione del servizio di assistenza a persone vulnerabili per l’anziana da sola in casa. Dunque, dopo 3 giorni di attese.

«Pare ci sia stata una denuncia anonima che ha fatto scattare la procedura per i test anche se a causa di questa odissea, il cadavere di mio padre rimarrà un terzo giorno in casa» conclude Gennaro che punta il dito su tutti gli intoppi che hanno rallentato e complicato l’assistenza. «Non abbiamo avuto il referto del primo intervento, poi c’è stato l’allarme lanciato su un sospetto caso Coronavirus nonostante mio padre fosse stato accertato come morto per cause naturali e infine la confusione e le attese per i tamponi ma non vogliamo fare polemiche- aggiunge- vorremmo solo che nessuno si ritrovasse in questa situazione perchè i familiari dovrebbero solo preoccuparsi di piangere il proprio lutto e dare degna sepoltura»
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Aprile 2020, 10:57
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