Coronavirus, Mattia, 15 anni, è disabile. Va a Barcellona per curarsi ma viene respinto: «Sei italiano della zona rossa»
di Simone Pierini
«Dicono di aver seguito i protocolli, ma due giorni prima ci avevano detto che era tutto confermato. Poi nessuno ci ha avvisati. Ci siamo sentiti discriminati», ha spiegato il papà a TgCom24. «Attualmente, la Spagna non ha adottato restrizioni per gli italiani in merito al Coronavirus - ha aggiunto - ho degli amici di Milano che tuttora sono a Barcellona in vacanza. Quella che ci riguarda è stata una scelta del direttore, ci eravamo già sentiti due giorni prima con la segretaria del direttore, ho chiamato per avere conferma, per loro era tutto ok».
Cosa è successo allora? «Quando siamo arrivati ci hanno detto di fare il tampone e di metterci 15 giorni in quarantena - dice il papà di Mattia al TgCom24 - ma poi non ce l'hanno fatto fare perché non presentavamo sintomi e abbiamo preferito tornare a casa. Dovevano avvisarci prima, ci hanno creato dei disagi. Inoltre, altri italiani, nello stesso centro, stanno continuando le terapie».
Il centro di riabilitazione si è poi scusato con la famiglia. Ha inviato una lettera spiegando di aver scambiato il ragazzo con un altro paziente che aveva già disdetto il suo arrivo e di aver solo seguito i protocolli. Ma il papà di Mattia si è sentito abbandonato: «Penso non andremo più in quel centro».
Ultimo aggiornamento: Sabato 7 Marzo 2020, 09:51
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