Coronavirus, i lavoratori aeroportuali stagionali: «Noi senza il bonus del Cura Italia, errore o esclusione voluta?»

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di Enrico Chillè
«Siamo lavoratori stagionali e al momento non stiamo lavorando a causa dell'emergenza, tra di noi ci sono tante persone con bambini piccoli. Eppure ci siamo ritrovati fuori dal primo decreto Cura Italia, senza avere il diritto di avere il bonus 'una tantum' di 600 euro. Non riusciamo a capire se si tratti di un errore o di un'esclusione voluta». È questa la denuncia, partita da Napoli e poi finita per estendersi in tutta Italia, dei lavoratori stagionali del settore aeroportuale, che si sono visti esclusi dalle misure di sostegno del primo decreto varato dal Governo per fronteggiare l'emergenza economica di fronte agli effetti del coronavirus sul mondo del lavoro in Italia.

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La mobilitazione è partita dai dipendenti aeroportuali che, fino a poco tempo fa, lavoravano allo scalo internazionale di Napoli Capodichino. La denuncia, però, è stata raccolta dai lavoratori di tutta Italia. Come spiega a Leggo Pietrandrea D'Amato, l'esclusione andrebbe a coinvolgere diversi operatori stagionali, quindi precari, che non rientrano nella cassa integrazione prevista per i dipendenti con contratto a tempo indeterminato. I lavoratori stagionali del settore sono dipendenti di aziende aeroportuali, compagnie aeree, società di handling, operai e lavoratori in pista. Il primo decreto Cura Italia, tuttavia, li ha esclusi dall'erogazione del sussidio.

Il motivo lo spiega proprio uno dei dipendenti aeroportuali stagionali che ha lanciato la mobilitazione: «Purtroppo non rientriamo in quanto previsto dall'articolo 29, che interessa lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali. Il settore aeroportuale è regolamentato dal Contratto collettivo nazionale del trasporto aereo, che non ha nulla a che vedere col settore del turismo». Quello che preoccupa i lavoratori stagionali è la situazione di incertezza venutasi a creare: «Quello che ci chiediamo è: l'Inps ci fornirà il bonus o poi ci chiederà di restituirlo perché non previsto dal primo decreto? Lo abbiamo chiesto al Governo e all'Inps, ma finora nessuno ha saputo darci risposte».

Quello aeroportuale è uno dei settori più colpiti dall'emergenza coronavirus. In virtù delle chiusure tra i singoli stati, il traffico aereo si è ridotto drasticamente e nei vari aeroporti sono stati chiusi e rimodulati i vari terminal. Una situazione destinata a perdurare anche alla fine dell'emergenza in Italia, perché prima sarà necessario attendere la fine in tutto il mondo. I lavoratori stagionali aeroportuali, pur non avendo un contratto a tempo indeterminato, lavorano comunque dai sei ai dieci mesi all'anno. Per questo sono una risorsa indispensabile per le aziende e lo rivendicano anche oggi: «Senza di noi, soprattutto in estate, gli aeroporti collasserebbero. Noi non stiamo protestando contro le nostre aziende, perché anche loro sono state travolte dall'emergenza, ma abbiamo bisogno di risposte chiare e chiediamo di essere stati ascoltati dal Governo. Un'alternativa al bonus potrebbe essere il prolungamento della Naspi, anche perché probabilmente non torneremo a lavoro prima del 2021».

La mobilitazione, partita pochi giorni fa in seguito all'amara scoperta, non si ferma e si è estesa da Napoli a tutta Italia. «Non possiamo fermare la nostra vita solo perché senza contratto. Tra di noi ci sono ragazzi giovani, di 20-25 anni, che potrebbero anche trovare altri lavori, ma ci sono anche uomini e donne con famiglie da mantenere. Le nuove misure dovrebbero introdurre un sussidio per altri stagionali e anche per i lavoratori in nero, la speranza è quella di rientrare in questa nuova categoria, ma vorremmo avere certezze e non brutte sorprese» - spiegano i dipendenti aeroportuali stagionali - «Non vorremmo solo il sussidio del Cura Italia, quello deve essere un inizio, ma è giunto il momento di costruire un'unione per rivendicare tutti i nostri diritti di lavoratori precari».
Ultimo aggiornamento: Domenica 29 Marzo 2020, 21:40
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