Coronavirus, Italia zona protetta: stop a spostamenti, scuola, cultura. Ma l'autocertificazione è un colabrodo

Italia zona protetta: stop a spostamenti, scuola, cultura. Ma l'autocertificazione è un colabrodo

di Mario Fabbroni
L'Italia si mette in quarantena fino al 3 aprile. Tutta intera, senza esclusioni. Almeno a parole. Perché il sistema di autocertificazione, previsto per gli spostamenti, è così poco chiaro che rischia di essere un colabrodo.

ZONA PROTETTA. «Non ci sarà più una zona rossa, ma ci sarà tutta l'Italia Zona protetta». Con queste parole il premier Giuseppe Conte ha annunciato poco prima delle 22 di ieri un provvedimento senza precedenti nella storia repubblicana. «Misure più stringenti», che tutti i cittadini devono rispettare, da Nord a Sud, per contrastare l'avanzata del Coronavirus.

PAURA CONTAGI. «Siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare tutte le nostre abitudini - ha detto Conte - Ma non abbiamo più tempo: c'è una crescita importante dei contagi e delle persone decedute. Quindi dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia e lo dobbiamo fare subito». Il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale durante la scorsa notte, quindi è in vigore.

LE NORME. «Può essere chiamato Io resto a casa». Prevede un divieto di assembramento in tutta Italia; lo stop fino al 3 aprile per le scuole e tutte le manifestazioni sportive, campionato di calcio di serie A compreso. «Saranno inutilizzabili anche le palestre», ha aggiunto il premier prefigurando un Paese completamente steso sul divano. Il punto debole del provvedimento è però quello che riguarda gli spostamenti. Secondo il decreto sono possibili solo per motivi di lavoro, necessità e salute. Termini generici che con l'autocertificazione, di fatto, possono essere facilmente elusi. Anche perché le sanzioni sono blande: una multa da 206 euro e il rischio del carcere fino a 3 mesi (ma solo rischia di essere solo sulla carta).

ASSEMBRAMENTI. Molto importante la norma che stabilisce un vero e proprio divieto di assembramento sia all'aperto che nei locali di ogni genere. Conte parla apertamente ai giovani: «So che hanno una naturale voglia di socialità, ma devono capire che per il bene dei loro cari - soprattutto dei nonni - rischiano di essere la fonte di contagio più inconsapevole ma deleteria». È come nella legge marziale, che l'Italia non sa neppure cosa sia. Divieto di aggregarsi ovunque, perché «vedersi e ingrossare le fila della movida, come ho visto in molte foto scattate in varie città nelle ultime ore, significa alimentare vere e proprie occasioni di contagio».

DEFICIT. Conte quasi si scusa con gli italiani¨ «Dobbiamo intervenire così duramente perché l'avanzata del Coronavirus è forte e va contrastata. Le nostre abitudini devono cambiare per il bene e il futuro dell'Italia. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa». Ci sono però le ragioni dell'economia, di un'Italia fatta di piccole e grandi realtà produttive che per un mese intero non vedranno più un euro. Il premier dice di aver previsto uno sforamento dei conti altrettanto eccezionale: «I 7,5 miliardi già chiesti all'Europa? Credo che ne avremo bisogno di più. Non dico quanto, per ora». Quello sarà il compito del ministro Gualtieri, che ha già avvisato proprio l'Unione europea. «Dobbiamo rimetterci nelle mani responsabili di tutti noi», è il refrain.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Marzo 2020, 08:20
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