Coronavirus, l'infettivologo: «In Italia solo l'inizio di ciò che accadrà in tutta Europa»

Coronavirus, l'infettivologo: «In Italia solo l'inizio di ciò che accadrà in tutta Europa»

di Enrico Chillè
Anche la Spagna si prepara a fronteggiare l'allerta Coronavirus. Nell'hotel di Tenerife in cui alloggiava il medico lombardo risultato positivo al test ci sono circa mille clienti rimasti in quarantena e costretti a non abbandonare la struttura, mentre nel resto del paese sono già stati svolti alcuni test su casi sospetti. Si continua a discutere, a livello europeo, sui diversi casi di contagio nel Nord dell'Italia e anche gli stessi virologi e infettivologi si stanno divendo su diversi aspetti che riguardano l'allerta.

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Nelle ultime ore non sono mancate le polemiche tra i medici più esperti, come lo scontro tra Roberto Burioni e Maria Rita Gismondo, la direttrice di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. La dottoressa Gismondo, infatti, sosteneva che non si tratta di una pandemia e ritiene che la psicosi sia infondata. Il caso, però, sta diventando sempre più internazionale, anche alla luce del medico italiano risultato positivo e ricoverato in ospedale a Tenerife.

A tentare di fare chiarezza ci ha pensato anche Juan José Badiola, infettivologo dell'università di Saragozza considerato tra i più grandi esperti mondiali. L'uomo, che nel corso della sua lunga carriera ha avuto a che fare con i virus responsabili delle principali pandemie degli ultimi decenni, ha spiegato a 20minutos.es: «Finora abbiamo considerato il Covid-19 come qualcosa di lontano e circoscritto alla Cina, ma non è così. La crisi attuale è diversa da quella che c'era stata con la Sars, l'influenza aviaria o quella suina. Il Covid-19 non è più letale di altri virus, ma ha un potenziale di contagio decisamente maggiore e certamente ci saranno pesanti ricadute a livello di economia mondiale».

Il dottor Badiola ha anche fatto chiarezza sull'allerta lanciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e sui casi di contagio nell'Italia settentrionale: «L'Oms raccomanda misure drastiche non tanto per i rischi di ciò che è successo in Italia, ma per il pericolo potenziale di ciò che potrebbe accadere in paesi meno sviluppati e con sistemi sanitari deboli. L'Italia ci preoccupa per la sua vicinanza, ma ha un buon sistema sanitario e non dobbiamo sottovalutare neanche ciò che sta accadendo in Iran e in Corea del Sud: sono entrambi paesi abbastanza sviluppati, ma di certo non brillano per la trasparenza dei loro regimi e i numeri del contagio reali potrebbero differire da quelli ufficiali. I rischi maggiori, tuttavia, riguardano i paesi africani e asiatici meno sviluppati».

L'appello dell'infettivologo spagnolo, comunque, invita la popolazione a mantenere la calma. «Gli effetti del Covid-19 non sono tanto diversi da quelli dell'influenza stagionale e, anche se non esiste un vaccino, la malattia può essere curata con trattamenti convenzionali. Per un vaccino occorrerà attendere almeno un anno: prima dovrà esserne creato uno efficace, poi servirà altro tempo per sperimentare la sicurezza per l'organismo umano» - spiega Juan José Badiola - «Evitare che il Coronavirus possa diffondersi è praticamente impossibile: viviamo in un mondo interconnesso, con una fortissima mobilità. Non si possono fare previsioni, ma ho l'impressione che ciò che è avvenuto in Italia sia solo l'inizio di ciò che riguarderà presto anche altri paesi europei. I tanti casi in Italia potrebbero essere dovuti agli stretti controlli e test svolti negli ultimi giorni, l'unico modo per fronteggiare il Covid-19 è stabilire rigidi protocolli sanitari in tutto il sistema nazionale, dai policlinici urbani più grandi agli ospedali di provincia».
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Febbraio 2020, 15:58
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