Coronavirus, cosa abbiamo imparato in due mesi: dalla mappa genetica alle cure
«Eppure - aggiunge - è emerso che in Cina dal 17 novembre erano state segnalate polmoniti anomale e da allora il primo allarme è stato lanciato solo il 31 gennaio: da allora è passato molto tempo e in tanti dalla Cina hanno viaggiato verso il resto del mondo». Di conseguenza «abbiamo imparato che una comunicazione più tempestiva potrebbe evitare tantissimi guai». È emerso il dramma dei mercati orientali di animali selvatici, nei quali pipistrelli, pangolini e serpenti sono stipati accanto agli animali domestici e dove nuovi virus possono trasmettersi da una specie all'altra fino a mutare, diventando aggressivi per l'uomo.
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Tuttavia non è ancora chiaro in quale animale sia nato il nuovo coronavirus. Eppure il dilagare dell'epidemia ci ha sorpresi, non c'erano i piani pandemici e «abbiamo imparato - osserva Remuzzi - che anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità non sempre riesce ad agire tempestivamente». Per esempio, «all'inizio aveva suggerito di fare i tamponi solo ai sintomatici, mentre nello stesso periodo Singapore e Corea del Sud riuscivano a individuare i contagiati facendo il tampone a tutti i loro contatti, anche se asintomatici».
È arrivata tardi anche l'evidenza che asintomatici potevano trasmettere la malattia. «I ritardi dell'Oms sono stati comprensibili, ma in queste circostanze drammatiche abbiamo dovuto imparare a trovare le informazioni utili, così come - prosegue - abbiamo imparato che nella comunicazione è importante avere una regia centrale: non è pensabile che ogni regione vada per conto suo e che non è detto che troppi consulenti facciano bene: in Italia ne abbiamo circa 800 che ruotano intorno a ministeri e regioni».
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C'è stata incertezza anche in tema di mascherine, dalle chirurgiche che proteggono soprattutto chi ci è vicino alle Ffp1, Ffp2 e Ffp3 dotate di filtri. Va anche detto, osserva Remuzzi, che in questi mesi è emerso poi che i problemi che ha affrontato l'Italia sono gli stessi anche in altri Paesi. Così come il virus che la provoca, la Covid-19 è una malattia mai vista: all'inizio sembrava una polmonite grave, ma «adesso sappiamo che è una malattia sistemica, che oltre ai polmoni colpisce cuore, vasi sanguigni, fegato e reni e che - aggiunge - forse va rincorsa casa per casa perché quando si aggrava diventa difficile da curare».
Anche la scienza è stata sorpresa al virus, con una corsa mai vista a ottenere migliaia di mappe genetiche indispensabili per cercare farmaci e vaccini: «il virus ci ha messo di fronte a necessità di una collaborazione globale con regole diverse da quelle che avevamo». Non sappiamo infine se il nuovo coronavirus è sensibile alla temperatura e se sparirà in estate; né se muterà al punto di convivere con noi, se gli anticorpi ci proteggono per sempre o se chi sì è ammalato può ammalarsi si nuovo. Quello che è certo, conclude Remuzzi, è che «ci troveremo a convivere a lungo con il virus e dovremo continuare ad avere precauzioni».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Marzo 2023, 05:21
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