Lombardia, la roulette dei nuovi positivi al virus: conteggiati oggi anche i contagi dello scorso mese di marzo

Lombardia, la roulette dei nuovi positivi al virus: conteggiati oggi anche i contagi dello scorso mese di marzo

di Simone Pierini
I dati sul coronavirus sono in stato confusionale, almeno per quanto è stato possibile riscontrare in Lombardia. Nuovi positivi che vengono messi tutti in un giorno ma che appartengono a momenti diversi, numeri che appaiono e scompaiono. Il tutto rende difficile orientarsi. E magari pure prendere le decisioni giuste.
I “nuovi positivi” comunicati ogni giorno attraverso la Protezione Civile, altro non sono che un accumulo di esiti di tamponi fatti in tempi precedenti. Diagnosi che possono risalire anche a molto tempo prima. Com’è possibile? 
Una volta data la comunicazione ai media, i tamponi vengono inseriti nei cosiddetti “dati consolidati” e quindi riposizionati: così possono addirittura “gonfiare” i bollettini di marzo e aprile. Numeri che prima o poi tornano, solo che non è proprio insignificante capire quando il ricalcolo si avvicina di nuovo alla realtà. 

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METAMORFOSI. La Lombardia mostra la metamorfosi più evidente. Il grafico è consultabile sulla piattaforma Arcgis - sul sito ufficiale della Regione - e parla di «totale positivi distribuiti nel tempo in base alla data ricevimento tampone dichiarata dal laboratorio, che descrive un andamento diverso dal dato giornaliero riferito dalla Protezione civile». 
In base al ricalolo di ieri, ad esempio, il 30 aprile (tre giorni prima la fine del lockdown) i casi Covid erano 2.937 in più. Al 18 maggio, secondo step di riapertura del Paese, 1..050 in più. Infine al 31 maggio, in prossimità della riapertura delle regioni, 872 in più. Molti casi vengono retrodatati con diagnosi di tampone inserite anche nei mesi di marzo e aprile.



Per citare un esempio, il 14 giugno i bollettini diffondevano la cifra di 244 casi lombardi. In realtà, grazie ai ricalcoli evidenziati da Youtrend e OnData, sono così suddivisi: 15 casi del 13 giugno, 59 del 12 giugno, 127 dell’11 giugno, 3 del 10 giugno, 1 dell’8 giugno, 15 nel mese di maggio, 14 di aprile e 10 di marzo. Il ritardo nel riposizionamento dei dati fa sì che il grafico Arcgis mostri una curva del contagio diversa, “più alta” rispetto ai report dell’Istituto superiore di sanità, che analizza e calcola l’indice di contagio dopo circa due settimane di consolidamento. 
L’ESPERTO. «Si tratta di dati che vengono rivisti rispetto all’esecuzione del tamponi, un perfezionamento del dato consolidato - dichiara Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano -. I rapporti dell’Iss sono su dati stimati con un margine di errore: sicuramente questo riposizionamento dei casi modifica qualcosa nella curva e nei calcoli. Quello della Protezione Civile che viene diffuso ai cittadini invece - precisa infine Pregliasco - è un dato “grossolano”, che non rispecchia la realtà giornaliera».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Giugno 2020, 11:17
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