Coronavirus, denunciati sei clochard: «Non potete stare in giro»

Coronavirus, denunciati sei clochard: «Non potete stare in giro»

di Alessandra Vendrame
Il danno, la beffa e la fame dei senza dimora, gli invisibili dell'emergenza coronavirus. Le prime denunce delle forze dell'ordine in città sono scattate venerdì scorso: sei i senzatetto trovati per strada come è purtroppo normale nella loro vita quotidiana. È l'emergenza nell'emergenza. Da una parte le nuove disposizioni di sanità pubblica per il contenimento del contagio da rispettare, messe nero su bianco dal decreto dell'11 marzo che chiede a tutti i cittadini di uscire dalla propria abitazione solo per lavoro, motivi di salute o per le strette necessità con tanto di autocertificazione da esibire ai controlli. Dall'altra la povertà, in crescita a Treviso, di chi un tetto non ce l'ha affatto e come casa ha proprio la strada,e che ora diventa pure perseguibile di denuncia a causa della sua stessa condizione d'indigenza. Il danno dopo la beffa, appunto. 

L'ALLARME
A lanciare l'sos, dopo il crescendo di denunce piovute addosso persone senza dimora, trovati lo scorso fine settimana mentre si spostavano insieme a gruppi di due o tre all'interno della città, sono i volontari dell'associazione Sant'Egidio, da sempre in prima linea per aiutarli: «Queste persone costrette a vivere in strada, dunque ai margini della società, sono state informate bene dalle autorità competenti di quello che sta succedendo? Come possono fare altrimenti?» chiede Valerio Delfino, responsabile dei volontari della comunità Sant'Egidio di Treviso. La conta dei senza dimora con l'emergenza coronavirus intanto in città cresce. Sono più di trenta le persone che i volontari hanno incontrato la settimana scorsa a Treviso, provvisti di tutte le misure di sicurezza in vigore, per portare panini e qualcosa di caldo nell'emergenza, oltre alle coperte. Viste le denunce fioccate per non aver rispettato l'obbligo di rimanere a casa, i volontari hanno distribuito ai clochard decine e decine di fogli di autocertificazione per evitare a chi è in strada di inciampare in una sanzione: «Queste persone in situazione di povertà non possono pagare certo la sanzione. E nel momento in cui scatta la denuncia finisce per forza sulla fedina penale. Siamo all'assurdo» spiega Nicoletta Gobbi, tra i volontari trevigiani in prima linea, da sempre coordinati con la Prefettura. 

LA STRUTTURA
Intanto da domenica sera il Comune di Treviso ha deciso di correre ai ripari aprendo le porte del servizio comunale di asilo notturno nel dormitorio di via Pasubio ad altri 14 senza dimora. Ora sono 40 le persone che almeno lì hanno trovato casa: «Vista l'emergenza abbiamo deciso, nel rispetto di tutte le misure necessarie al contenimento del virus, di arrivare ad accogliere in via Pasubio in tutto 40 senza dimora spiega l'assessore alle politiche sociali del Comune di Treviso Così abbiamo esaurito le liste d'attesa».

IL PROBLEMA
Ma l'onda d'urto dell'emergenza coronavirus sul disagio povertà non si ferma alle sanzioni. E per la prima volta la fame bussa alla porta dei senza dimora in città. Chiusa dall'11 marzo nel rispetto delle indicazioni di contenimento del Covid-19 anche la mensa della Caritas di via Venier, l'unica alternativa possibile rimangono i cestini, con un panino, distribuiti una volta al giorno. E ora i volontari della Sant'Egidio ricevono decine e decine di telefonate di senza dimora che chiedono di portare loro qualcosa da mangiare: «Prima bastava uscire due volte a settimana, adesso ci chiamano tutti i giorni conclude la volontaria Una persona non può andare avanti 24 ore con un panino. Qualcuno suona anche al campanello per chiedere se è rimasto qualcosa da mangiare».
Alessandra Vendrame
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Marzo 2020, 13:24
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