“La stop forzato che ha subito la ristorazione – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - è un duro colpo per il settore ittico che ha coinvolto anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione. Ad aggravare la paralisi del settore sono stati anche limiti agli spostamenti che hanno influito sul crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo, con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato. Cosa che accade ancora per evitare le lunghe file. Questo ha portato i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati”. In difficoltà anche gli oltre 800 allevamenti ittici diffusi lungo tutta la Penisola. Il consumo pro capite di pesci, molluschi e crostacei in Italia si aggira attorno ai 30 chili all’anno con la preferenza fuori casa accordata – rileva la Coldiretti - a polpo, vongole veraci, cozze da allevamento, seppia, tonno, astice, branzino, pesce spada e orata.
Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura, mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili. “Le difficoltà della ristorazione – conclude Granieri - ha dunque un effetto a valanga sull’agroalimentare nazionale con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu. Oltre al pesce ad essere colpiti sono vino, birra, carne, frutta e verdura, ma anche salumi e formaggi di alta qualità, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco”.
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Maggio 2020, 15:58
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