Coronavirus, agenti e carabinieri senza protezioni: contagio in prima linea. Comellini: «Qualcuno fa Rambo, ma hanno paura»

Video

di Vittoria Golinelli
Strade sicure, porti sicuri, controlli per verificare se quando usciamo di casa, lo facciamo davvero solo per ragioni di lavoro, per fare la spesa o per reali necessità. Ma le migliaia e migliaia di donne e uomini delle forze dell'ordine, schierati per l'emergenza coronavirus, non sono affatto protetti.

Leggi anche > Coronavirus, strage continua: mai così tanti morti in 24 ore. E L'Esercito porta via le bare

Mascherine, guanti, alle divise come a medici, infermieri, autisti soccorritori del 118 manca tutto. A Codogno e nei paesi del Lodigiano diventati per primi zona rossa, i carabinieri hanno presidiato le strade e a accompagnato i medici di casa in casa a fare i tamponi. Non tutti avevano le protezioni. E pochi giorni in 18 erano in quarantena. Stesso copione anche a Fornovo di Taro, sull'Appennino parmense. Il comandante è andato in ospedale, con i polmoni accartocciati dal covid-19, e anche la moglie, carabiniere forestale, è risultata positiva al tampone. La stazione è stata chiusa e il personale è finito in auto isolamento. Per garantire il servizio ai cittadini, è stato necessario mandare carabinieri da altre zone della provincia di Parma con una stazione mobile. Nel Bresciano c'è chi parla di «mascherine sanificate e riutilizzate tantissime volte» e di prese in giro se si indossano «perché ai comandanti viene detto di fare in modo che non vengano utilizzate, vista la penuria». I militari raccontano di ordini e direttive, spesso contraddittori, che richiedono «l'uso delle protezioni solo in caso di necessità».
Non va meglio alla polizia (a Vittorio Veneto un distaccamento è stato chiuso e in isolamento è finita anche una squadra dell'aeroporto di Malpensa), al personale dell'esercito e alla guardia di finanza: solo nelle ultime ore a Taranto un militare delle Fiamme gialle in pattuglia è finito in quarantena. Lo stesso è capitato a un agente di scorta in servizio alla Procura di Firenze, che ora è grave in rianimazione.
Tra i tanti colpiti dal virus, anche due sottufficiali della Marina di stanza a La Spezia, ricoverate all'ex ospedale Bruno Falcomatà. Chi è imbarcato, poi, parla di sovraffollamento sulle navi. E di colleghi di ritorno da città già diventate zona rossa finiti in quarantena nei loro alloggi e di affollate assemblee sul Covid-19 organizzate sotto coperta e con poche precauzione. A Brindisi gli equipaggi di nave San Giusto e nave San Giorgio sono finiti in quarantena in blocco. Ma non è solo chi è sul campo a rischiare. Un ufficiale in servizio presso il Segredifesa è morto nello spazio di un fine settimana per sospetto contagio e solo allora lo staff del suo ufficio ha potuto lavorare in smart working.

LEGGI ANCHE

Comellini, voce radiofonica dei militari: «Qualcuno fa Rambo, ma in strada hanno paura»

«Si sono stanziati 600 milioni per Alitalia, invece il problema di trovare mascherine e guanti per i militari che in questi giorni lavorano sulla strada rimane». Di sfoghi e segnalazioni, Luca Marco Comellini, segretario generale del sindacato dei Militari e storica voce della trasmissione Cittadini in Divisa in onda su Radio Radicale, da un mese a questa parte ne ha sentiti tantissimi. Molti tra poliziotti e militari hanno paura di ammalarsi e veicolare il contagio. Ma c'è anche chi tra le divise «si sente come Rambo» e sottovaluta i rischi.
I militari devono sempre indossare guanti e mascherine?
«Il lavoratore deve indossarli, ma il datore di lavoro deve vigilare. Data la carenza, però, i comandi dell'Arma, della guardia di finanza, dell'esercito o le Capitanerie di porto non li distribuiscono in maniera sufficiente e chiedono al personale di utilizzarli in servizio solo secondo la necessità. Ma come fai a sapere se chi fermi magari è un asintomatico? Mascherine e guanti dovrebbero essere sempre indossati, come vediamo nei servizi in tv. Ma la realtà è ben diversa».
Racconti.
«La situazione è drammatica. Riceviamo continue segnalazioni di mancanza di dispositivi o di militari che non ne fanno uso. Addirittura c'è chi deride il collega che li indossa».
Si poteva fare di più?
«Comprendiamo le difficoltà dei vertici militari, ma l'emergenza l'avevamo già vista in Cina. Quello che accade in Italia era prevedibile, ma il metodo io speriamo che me la cavo sembra ormai uno stile di vita nella pubblica amministrazione».

riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Marzo 2020, 16:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA