Coppia musulmana picchia la figlia minorenne con il mattarello perché vuole vivere all'occidentale
di Gianluca Lettieri
Gli accertamenti degli investigatori hanno portato a galla una situazione in cui due genitori quarantenni, seguaci dell’islam, non accettavano che la figlia vivesse troppo all’occidentale. Quando imponevano i divieti alla giovane, nelle parole della coppia non c’erano riferimenti espliciti alla religione. Ma, secondo la testimonianza della ragazza, dietro quei divieti si nascondevano motivi legati al contesto culturale in cui è cresciuta. La madre e il padre non le permettevano di incontrare amici e amiche dopo la scuola, costringendola di fatto a restare in casa. E quando provava a contraddirli, capitava che fossero botte. In alcuni casi bastava anche non obbedire ai genitori oppure rifiutarsi di compiere o ritardare faccende domestiche per essere picchiata, talvolta persino con un mattarello. Al contrario, il fratello della 17enne - anche lui adolescente - poteva condurre una vita per così dire normale. La ragazza ha manifestato a più riprese la volontà di lasciare l’abitazione della famiglia e, dalle successive indagini della polizia, è emerso che sussistono le condizioni per l'applicazione dell’articolo 403 del codice civile. «Quando il minore si trova in una condizione di grave pericolo per la propria integrità fisica e psichica - prevede la legge - la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell'infanzia, lo colloca in luogo sicuro sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione». Ora la 17enne è ospitata in una struttura segreta. Dopo aver preso a verbale la vittima e raccolto le testimonianze degli amici, i poliziotti della seconda sezione della mobile hanno consegnato un’informativa sia alla Procura di Chieti che a quella dei minori dell’Aquila. Il pm Marika Ponziani ha aperto un fascicolo: i due genitori albanesi, difesi dall’avvocato Luciano Di Felice, sono indagati per abuso di mezzi di correzione. La Procura ha già chiesto l'incidente probatorio al gip. Si tratta di uno strumento processuale per cristallizzare prove - da utilizzare poi durante il dibattimento - che l’incedere del tempo e il mutare di circostanze e persone potrebbero mettere a rischio.
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Dicembre 2017, 21:43
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