Fidanzati travolti in moto, l'autista del van scrive alla famiglia di Elisa: "Non volevo ucciderla, ora vorrei morire"

Video
«Vi giuro che non volevo ucciderla, se avessi saputo delle conseguenze di quell'inseguimento avrei rinunciato. Ora vorrei morire anch'io». Otto mesi dopo quel terribile 9 luglio 2017, Maurizio De Giulio scrive ai familiari di Elisa Ferrero, la 27enne rimasta uccisa dopo che il van guidato dal 51enne aveva travolto la moto su cui viaggiava la ragazza e condotta dal fidanzato, il 30enne Matteo Penna. Nell'impatto, avvenuto nei pressi di Condove, in Val di Susa, Matteo rimase gravemente ferito ma si salvò. 

Travolti in moto in Valsusa, Matteo ha saputo della morte di Elisa: "Non può essere vero"​



«So che non potrete mai perdonarmi, ma vi giuro che non volevo fare del male a nessuno e che non volevo uccidere Elisa» - si legge nella lettera scritta da De Giulio, in carcere con l'accusa di omicidio volontario - «Si è trattato solo di un tragico incidente, la mia vettura aveva riportato danni e io li stavo seguendo per leggere la targa. Se avessi saputo delle conseguenze, avrei desistito. Ho sbagliato e mi sento responsabile, vorrei essere morto io al posto suo».

Fidanzati travolti in Val di Susa, il video del furgone che investe la moto a tutta velocità

L'uomo, poi, spiega di essere molto consapevole del dolore provato dai genitori di Elisa: «So cosa state passando, è successo anche a me. Mio nipote è mancato per un incidente stradale. Aveva solo 21 anni quando in tangenziale una macchina si è ribaltata finendo contro la sua. E tre anni fa anche mio papà è stato travolto da un camion». De Giulio ha poi smentito categoricamente quanto riportato da una testimone: «Non ho mai detto "Non mi dispiace per niente" dopo averli travolti, ve lo giuro sulle mie figlie». Da parte del legale della famiglia Ferrero nessun commento e un appello al rispetto del dolore e della privacy dei genitori di Elisa.
Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Marzo 2018, 19:06
© RIPRODUZIONE RISERVATA