Il focolaio di Citrobacter all'ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento a Verona, sarebbe stato responsabile della morte di quattro neonati, del contagio di 90 neonati, nove dei quali rimasti disabili. La procura di Verona ha chiuso le indagini preliminari sui fatti che risalgono al periodo 2018-2020, con varie ipotesi di reato, tra cui omicidio colposo, lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario, racconta Il Gazzettino.
Coinvolti medici e direttori
Sarebbero coinvolti, secondo le indagini, medici, direttori, specialisti afferenti all'ente ospedaliero oggetto dell'inchiesta veronese, in seguito alle denunce presentate dai genitori di quattro neonati morti, ma anche da padri e madri dei bimbi contagiati e dei nove rimasti disabili.
Questi i loro nomi: Paolo Biban, ex direttore della Pediatria, Francesco Cobello, ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria, Chiara Bovo, ex direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda, direttore medico ospedaliero, Evelina Tacconelli, direttore di Malattie infettive, Giuliana Lo Cascio, ex direttore di microbiologia e Stefano Tardivo, risk manager dell'azienda ospedaliera.
Rubinetto infetto
Ma secondo le consulenze della Procura, solo due casi, su un centinaio, sarebbero imputabili, nella diffusione del batterio nella Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell'ospedale, nel 2020.
Nessun controllo
Secondo le accuse in quel determinato periodo di tempo, tra febbraio e marzo 2020, non ci furono riunioni del comitato infezioni ospedaliero, sorveglianza attiva e monitoraggio ambientale, che avrebbero potuto evitare morti e malformazioni. Il reparto infettato dal Citrobacter fu chiuso solo mesi dopo, il 12 giugno 2020 per procedere alla totale sanificazione degli spazi.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2023, 17:00
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