Carabinieri arrestati, le intercettazioni choc: «A me interessa l'erba, ho fatto un colpo della Madonna»

Carabinieri arrestati, le intercettazioni choc: «A me interessa l'erba, ho fatto un colpo della Madonna»
Nell'indagine della Procura di Piacenza che ha portato all'arresto di alcuni carabinieri e al sequestro della caserma di Levante, spuntano intercettazioni choc che riguardano i militari coinvolti. Intercettazioni telefoniche e ambientali vedevano infatti i carabinieri parlare con toni sprezzanti, nei dialoghi con galoppini e spacciatori. «Minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato...ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene...ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno», dice un carabiniere intercettato.

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«Schiaffoni come in Gomorra»

In «poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno», continua. «Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! - prosegue il carabiniere nell'intercettazione - Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un'altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori». «Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!», si legge ancora in un'intercettazione, e «la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai».
 
 

"A ME INTERESSA AVERE L'ERBA SEMPRE" «A me interessa l'erba, a me l'im…io l'importante è che ho l'erba (ndr marijuana) (...) a me mi interessa l'erba di averla sempre». Così M.G., uno dei carabinieri arrestati a Piacenza nell'inchiesta Odysseus intercettato in auto durante uno degli approvvigionamenti dello stupefacente. «.. Io dell'erba non posso fare a meno - dice ancora - in settimana così faccio il viaggio (trasporto di droga, ndr)... mi faccio un unico perché così se riesco vengo a prendere sia l'erba che la coca (ndr cocaina) …vengo a prendere tutti e due». Ma non solo. In un'altra intercettazione ambientale tra il carabiniere di Piacenza e il referente su piazza di spaccio milanese, il militare dice di aver già venduto un panetto di stupefacente e di avere già incassato: «Una già l'ho venduta e già c'ho pure i soldi».

E ancora in una conversazione ambientale del 21 febbraio scorso, su una consegna di denaro al graduato dell'Arma quale compenso per il trasporto e la custodia dello stupefacente da piazzare, lo spacciatore lo incita a tenersi i soldi per sé, «te li tieni solo per il viaggio». E a quel punto il carabiniere chiede: «Quindi, questi qua che dobbiamo fare, li dobbiamo mettere in garage?», «Si, un pò te li lascio a te, magari se me li tieni te…» gli dice l'altro. «Si, si, me li tengo io, ho il garage». A conferma della staffetta e dello stoccaggio dello stupefacente nell'abitazione del carabiniere c'è il localizzatore gps sull'auto in uso al militare, che attesta il viaggio fatto, appunto, da Milano a Piacenza.


AL GALOPPINO: "QUELLA BUONA L'HO TENUTA" «Uagliò, la devi far sparire quanto prima… pesala, pesala, pesala… un chilo e mezzo gli ho trovato… il resto era merda… il resto l'ho sequestrata, questa qua buona l'ho tenuta…questa qua è buona e l'altra è una merda… La mamma l'ha buttata nel camp… nella terra, ma io sono stato più figlio di puttana di lei…». Così, in una conversazione telematica, nell'ambito dell'indagine di Piacenza, con il galoppino che materialmente consegna la droga nelle piazze di spaccio, il carabiniere dà indicazioni sulla qualità dello stupefacente ceduto durante il lockdown.

«Da uno zaino ho fatto sparire tutto e l'altro l'ho preso - continua - ho fatto un colpo della madonna… Io l'ho arrestato per un chilo e quattro e adesso, nello scatolo, ce ne sarà la me… e quando vanno a controllare, che ho fatto solo io! Lo sai perché? Perché l'erba, quando tu la metti nella scatola, finché non la… non la bruciano… l'erba non è come il fumo che rimane lo stesso peso… l'erba diventa sempre più leggera, quindi, con l'erba, non ti sgameranno mai, non sono mica scemo.
Adesso ti devi far pagare… chi la vuole la paga
».

VIOLENZE NELLA CONCESSIONARIA Minacce con l'arma d'ordinanza, botte ai dipendenti della concessionaria bloccati, computer danneggiati. È il clima di tensione e di panico, descritto nell'ordinanza del gip del Tribunale di Piacenza Luca Milani, creato il 4 febbraio scorso da uno dei carabinieri arrestati all'interno di un autosalone per concludere la vendita di un'Audi A4 alle condizioni economiche da lui imposte: 10mila euro a fronte di un valore di 21.500 euro.

«Al fine di superare una situazione di stallo nella vendita del veicolo, il carabiniere - si legge nell'ordinanza - che recava con sé l'arma di ordinanza, insieme a un altro degli arrestati e ad altri soggetti non identificati, si recavano presso la concessionaria (...) entravano all'interno, bloccando i dipendenti e determinando immediatamente una situazione di tensione, sopraggiungeva il militare che minacciava i presenti provocando in uno di loro un momento di panico, ne picchiava un altro e danneggiava un computer, in tal modo costringendoli ad apporre le targhe sul veicolo, in modo da condurlo nella giornata stessa sino a Piacenza, ed a effettuare il giorno successivo il passaggio di proprietà, conseguendo in tal modo l'ingiusto profitto costituito dall'acquisto del veicolo ed alle condizioni economiche imposte, con conseguente danno per la concessionaria medesima».

BOTTE ALLO SPACCIATORE: "LO ABBIAMO UCCISO?" «Quando ho visto quel sangue per terra, ho detto: 'Mò l'abbiamo ucciso…»'. Parlava così, intercettato, l'appuntato dei carabinieri in servizio alla stazione Levante di Piacenza arrestato oggi nell'ambito dell'inchiesta della locale procura che ha portato anche al sequestro della caserma di via Caccialupo, a proposito del pestaggio inflitto a uno spacciatore di nazionalità nigeriana arrestato poco prima.

L'uomo, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Piacenza Luca Milani, prima di essere bloccato era stato colpito violentemente tanto da crollare a terra perdendo molto sangue. Dal cellulare dell'appuntato i finanzieri che hanno condotto le indagini hanno estrapolato anche una foto dell'arrestato picchiato, ritratto seduto sull'asfalto, ammanettato e senza scarpe, con il volto insanguinato e con vistose macchie di sangue sul selciato.

Non è questo l'unico episodio di pestaggio contestato agli indagati, alcuni dei quali sono accusati di tortura. Un altro giovane, egiziano, fermato dai militari sempre per fatti di droga, veniva «minacciato anche con violenze e agendo con crudeltà», come riporta ancora l'ordinanza, «cagionandogli acute sofferenze fisiche». «Minchia, questo c'ha fatto penare - diceva a proposito di quest'altro arresto l'appuntato dei carabinieri parlando con la compagna - mamma mia quante mazzate ha pigliato, colava il sangue, il sangue gli colava da tutte le parti, sfasciato da tutte le parti, non parlava. Credimi che ne ha prese, ne ha prese». 

DROGA SEQUESTRATA CONSEGNATA AGLI SPACCIATORI La droga sequestrata veniva presa dai carabinieri e data in parte all'informatore per compensarlo della soffiata e in parte agli spacciatori con i quali poi dividere i guadagni della vendita in piazza. È l'accusa contestata a tre dei carabinieri della Stazione di Piacenza Levante arrestati e riportata nell'ordinanza del gip Luca Milani sull'operazione 'Odysseus' della Guardia di Finanza.

«In concorso tra loro - scrive il magistrato dei tre - si impossessavano di parte dello stupefacente sequestrato a un pusher in occasione dell'arresto il 3 aprile scorso (...) Mentre l'arrestato era condotto presso il Comando Provinciale di Piacenza da una pattuglia della Stazione Carabinieri di San Nicolò, cui era stato chiesto supporto, durante il tragitto di ritorno, dopo che uno dei carabinieri arrestati aveva elogiato l'informatore che aveva consentito detta operazione, tutti concordavano del sottrarre una parte della marijuana da dare all'informatore medesimo a compenso della soffiata effettuata».

Il carabiniere «una volta pesato lo stupefacente presso una farmacia e indicato il relativo peso nei verbali - scrive ancora il gip - si impossessava di ulteriore parte dello stesso. Complessivamente si appropriava di 362 grammi circa di marijuana, di cui una parte, ossia 70 grammi circa consegnati a uno spacciatore e la restante parte, ossia 292 grammi circa dati a un altro affinché gli stessi provvedessero al successivo smercio, dividendo con gli stessi il provento dello spaccio». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Luglio 2020, 18:37
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