Calabria, Antonio e Carmen morti per salvare la figlia Chiara: le hanno fatto scudo con il corpo

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di Marco Di Caterino
In questa tragica estate il cuore malconcio del nostro Paese, che cade a pezzi in una sequenza che sembra inarrestabile, batte le sue extrasistole soprattutto nella sterminata periferia di Napoli. Ci sono dolore e sgomento a Qualiano, dove abitavano Antonio Santopaolo e sua moglie Carmen Tammaro, morti sepolti dalla piena in quella stretta gola, ma non senza essere riusciti a mettere in salvo le due figlie, Michela di 12 anni, e Chiara, dieci anni - la manina dal fango - facendo loro scudo con i proprio corpi.

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L'ultimo eroico gesto di vero amore di una mamma e un papà. Sono storie che lasciano tutti annichiliti, sotto il segno di un'impotenza che qualcuno chiama destino, e che invece hanno cause ben chiare. Ci sono in queste storie di morte e disperazione anche bagliori di speranza e di vita che vince la morte, quando a sopravvivere a immani tragedie sono bambini e ragazzini. In Calabria si è salvata, un vero miracolo, la piccola Chiara sopravvissuta a quella mortale centrifuga di una piena di acqua fangosa, sabbia e detriti; ieri è stato in qualche modo festeggiato ad Ischia a un anno dal terremoto, il piccolo grande uomo Ciro, che ha tenuto duro e protetto il fratellino sotto le macerie della sua abitazione crollata per il sisma. E ancora in provincia, ad Afragola, come non ricordare la piccola Imma Mauriello, sopravvissuta per oltre quattordici ore sotto le macerie di un palazzo crollato per una voragine (tre morti, tra i quali la nonna della ragazzina).
 
Sono storie che ammorbidiscono il dolore. Che però resta ancora più forte dopo la tragica sequenza di questo agosto che ha finito per listare a lutto tutta la provincia di Napoli. Sgomento a Qualiano, che piangerà nel giorno dell'addio Carmen e Antonio. Abitavano in via Rossini, strada che «finisce» in quello che resta della fertile campagna di Qualiano, dove a volte è ancora possibile sentire l'odore del mare che si spinge su dal litorale domizio. Abbiamo bussato al citofono di una linda e ben curata palazzina di tre piani. Tutte le targhette riportano il cognome Santopaolo, quello di Antonio. In queste zone è segno incontestabile di una famiglia unita, e di un sogno del patriarca diventato realtà: tutti i figli sotto lo stesso tetto. Via Rossini non ha asfalto, è ancora sterrata, e sotto il sole a picco rientra a casa una vicina della coppia trovata abbracciata sotto la coltre di fango.

«Che dire in questi casi commenta la signora Assunta, carica di buste della spesa Erano giovani, belli, con due splendide ed educatissime figlie, discreti. Insomma gente che quasi non esiste più». Assunta chiede come sta Chiara, le diciamo che forse se la caverà, perché è stata protetta dai genitori. E lei, vinta dalle lacrime di un pianto sincero, fa cenno con la mano che vuole andare via, saluta sopraffatta dall'emozione.

Bussiamo al citofono del civico 15, sul quale campeggiano le targhe professionali delle sorelle di Antonio: Teresa, apprezzata nutrizionista, e Rosanna, titolare di uno studio legale tra i più importanti della zona. Nessuna risposta. Un altro vicino ci informa che la dottoressa e l'avvocato sono partite in fretta e furia per la Calabria. Con loro anche il capostipite della famiglia, Crescenzo, che abbracciava teneramente la moglie, Carmela Porpora, schiantata da un immane peso. Un clan, nel senso più benevolo e romantico del termine, chiuso in un immenso dolore fatto di dignità e lacrime non gridate. Insomma una tragedia che ha colpito una famiglia stimata da tutti in modo sincero.

Anche Carmen Tammaro, originaria di Calvizzano, comune che dista poche centinaia di metri da Qualiano, che insegnava presso l'Ipia Marconi, ha lasciato un vuoto grande a scuola. I colleghi sono attoniti, solo una riesce a commentare: «Ci eravamo dati appuntamento per il tre settembre, giorno di ripresa a scuola, per fare a la solita sfida a chi era più abbronzata. Ora nulla più sarà come prima». Nella tarda serata di ieri è arrivata al sindaco Raffaele De Leonardis la comunicazione che il magistrato che indaga sulla strage del Raganello ha disposto la consegna delle due salme ai familiari. I feretri, dice il sindaco, sosterranno nella camera ardente allestita in una sala del commiato, mentre i funerali si dovrebbero celebrare giovedì, e sarà lutto cittadino. In città però resta viva la speranza per la piccola Chiara. La manina della ragazzina, coperta di fango e appoggiata con delicatezza sulle spalle del suo soccorritore è stata immortalata da una foto che ha fatto il giro del mondo. Nello scatto la mano è immobile. Qui tutti sperano che possa continuare a muoversi per molti anni ancora.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Agosto 2018, 18:18
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