Buoni pasto statali, è caos: bar e supermercati non li accettano più. La ministra: «Intollerabile». Aperta un'inchiesta

Buoni pasto statali, è caos: bar e supermercati non li accettano più. La ministra: «Intollerabile». Aperta un'inchiesta
Un vero e proprio «pasticcio», con i dipendenti pubblici che non possono più utilizzare i loro buoni pasto perché bar, ristoranti e supermercati non accettano più pagamenti con i ticket del gruppo Qui!: una situazione «intollerabile» che necessita di «soluzioni» e «in tempi brevi», per la ministra della P.a, Giulia Bongiorno. Qualche giorno fa infatti la Consip, fatte le opportune verifiche, ha disdetto la convenzione stipulata con la società genovese per i lotti che interessano le regioni particolarmente popolate da statali, come Lazio, Piemonte e Lombardia.

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La vicenda risale a inizio anno, ma ha avuto una svolta negli ultimi giorni: i dipendenti coinvolti sarebbero circa un milione. «Ho già sensibilizzato le strutture tecniche competenti per avere un approfondimento sulle cause e le responsabilità di quanto accaduto», ha detto la Bongiorno. D'altronde non si può negare ai dipendenti quella che a tutti gli effetti è una parte di stipendio (sette euro per ticket, moltiplicati per i giorni di lavoro, sono almeno 140 euro a statale, cifra che torna comoda soprattutto a chi ha buste paga meno pesanti).

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COSA STA SUCCEDENDO La Consip, competente in fatto di acquisti per la P.a, sta affiancando le diverse amministrazioni nella ricerca di un'exit strategy, si apprende da fonti della stessa società (partecipata al 100% dal ministero dell'Economia). L'idea è quella di un tavolo pilota, che coinvolga qualche grande ente, per fornire delle indicazioni. Raccogliere i buoni rifiutati e trovare subito un nuovo fornitore per sostituirli potrebbe essere la strada. Certo il rischio è che per qualche tempo i dipendenti restino a secco, in attesa della sostituzione.

Ecco che la chiave di volta sta nel procedere rapidamente. Dalla Consip, inoltre, ricordano come ci si sia comunque attivati subito e che si tratti di soli due lotti 'problematici' su sette. Soprattutto, viene rimarcato, nelle puntate precedenti tutto è filato liscio, per un ammontare di ticket equivalente ad oltre 3,6 miliardi di euro. Intanto i sindacati dei lavoratori pubblici non mollano la presa, con la Cgil che rivendica «l'estrema urgenza» e «il rimborso» dei buoni in circolazione.

APERTA UN'INCHIESTA Intanto la Procura di Genova ha aperto un'inchiesta relativa all'insolvenza della Qui! Group: al momento si tratta di un fascicolo 'per atti relativi' affidato al sostituto procuratore Patrizia Petruzziello che starebbe acquisendo in prima battuta i numerosi decreti ingiuntivi da parte dei creditori: le ipotesi di reato a cui starebbe lavorando la Procura sono al momento quella di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta.
Il caos dei buoni pasto ha messo in crisi migliaia di lavoratori ma sopratutto gli esercenti commerciali che hanno continuato ad accettare i buoni nonostante da mesi fossero cominciati i ritardi nei pagamenti da parte dell'azienda accumulando così crediti da diverse decine di migliaia di euro.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Luglio 2018, 12:18
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