In azienda lavorava l'amianto, nel suo necrologio denuncia: "La mia morte un regalo della Sacelit"
«Ho lavorato alla Sacelit dal 1953 al 1955 – aveva raccontato a maggio in un’intervista rilasciata in esclusiva al Corriere Adriatico – poi mi sono dovuta licenziare perché mi ero riempita di eczema in tutto il corpo. Lavoravo una pasta di amianto e cemento che dovevo mettere in alcuni stampi, dove poi si induriva e prendeva la forma desiderata per realizzare giunti o altri elementi. Ci avevano dato dei guanti tagliati nelle dita, che rimanevano quindi esposte». Dopo essersi licenziata la signora era andata a vivere prima in Svizzera, poi in Germania e di recente era tornata a Senigallia nella speranza di godersi la pensione ma così non è stato... Uno shock per la donna che non poteva immaginare un tempo di incubazione così lungo. Le avevano dato solo pochi mesi di vita ma con tenacia ha cercato di resistere a quel male che ieri mattina invece ha avuto il sopravvento. I funerali saranno domani alle 9.30 presso la chiesa dell’ospedale. La signora Bruna abitava sola alla Cesanella e ha affrontato come una guerriera la malattia. Tanta era la rabbia per quei due soli anni, risultati fatali.
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Settembre 2017, 10:12
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