Branco del Garda, il prefetto: stazioni blindate come gli stadi. Una ragazzina: «Saprei riconoscere le loro facce»

Branco del Garda, il prefetto: stazioni blindate come gli stadi. Una ragazzina: «Saprei riconoscere le loro facce»

di Simona Romanò

Stazioni super blindate. Durerà almeno un mese il nuovo sistema di filtraggio per garantire la sicurezza di  viaggia lungo le stazioni che da Milano portano a Peschiera del Garda: dai controllo a monte dei biglietti al divieto di vendita e detenzione di alcol (sia in vetro che in lattina), fino all’identificazione delle persone moleste. È il provvedimento deciso dal prefetto di Verona, Donato Cafagna, per evitare che in futuro si ripetano i tremendi fatti del 2 giugno. «Abbiamo sottovalutato i rischi, ora in stazione controlli come allo stadio», dice il numero 1 delle prefettura.

Molestate sul treno, il branco ha le ore contate. Un padre: «Mia figlia non riusciva a respirare»

Gli episodi del 2 giugno non devono più ripetersi: dal maxi raduno a Peschiera del Garda, con una massa di 2.500 giovani, soprattutto nordafricani ubriachi e fuori controllo riuniti al grido l’Africa è Peschiera, alle successive molestie sessuali – pesantissime – ai danni di almeno 5 minorenni che erano sul treno che le stava riportando a Milano dopo una gita a Gardaland. Violenze perpetrate proprio dai partecipanti del rave.

 

CACCIA AI VOLTI «Ero molto impaurita ma saprei riconoscere alcune facce», ha assicurato agli inquirenti una delle cinque vittime che ha denunciato le molestie.  Ma le ragazze prese di mira potrebbero essere molte di più delle cinque minorenni, di 16 e 17 ani, tre residenti a Milano e due a Pavia, che si sono rivolte alla polizia. Se così fosse, l’appello del procuratore di Verona, Bruno Bruni, è di farsi avanti: «La scelta è assolutamente libera» ma se «altre persone offese si aggiungessero aumenterebbe la possibilità di arrivare agli autori di quanto avvenuto».

INDAGINI  Le indagini continuano  a ritmo serrato per chiudere il cerchio.

Le minorenni hanno descritto alla polizia l’abbigliamento, i tatuaggi e alcune caratteristiche fisiche degli aggressori. Potrebbero essere centrali i filmati delle telecamere di sorveglianza e dei video pubblicati sui social. «Stiamo facendo accertamenti su tutti i fatti che possono avere risultanze penali» ha detto Carlo Bartelli, dirigente della Mobile veronese. A quanto trapela, sono state mostrate le prime fotografie estrapolate dai filmati ma nessuna è stata finora in grado di riconoscere i responsabili delle violenze.

 LE URLA «Questo territorio è nostro», urlavano gli aggressori fuori controllo. Sono due le inchieste parallele sulle quali sta lavorando la Procura di Verona: la prima riguarda i tafferugli tra Peschiera e Castelnuovo, in città e in spiaggia, scoppiati dopo il rave. I reati ipotizzati vanno dalla rissa aggravata ai danneggiamenti, alla tentata rapina. Il secondo filone delle indagini, invece, si concentra sulle pesanti violenze. Non è esclusa l’aggravante dell'odio razziale visto il racconto choc delle vittime: «Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo ci urlavano “qui non vogliamo donne italiane”».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Giugno 2022, 18:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA