Bolzano, coppia scomparsa: il figlio Benno non risponde ai magistrati e resta in carcere

Coppia scomparsa a Bolzano: il figlio Benno non risponde ai magistrati e resta in carcere

Coppia scomparsa a Bolzano. Verso le 10 di questa mattina il furgone della polizia penitenziaria, dal carcere di via Dante a Bolzano, dove è rinchiuso da giovedì sera, ha portato Benno Neumair in Tribunale. Il giovane, indagato dalla Procura per il presunto omicidio e occultamento dei cadaveri dei genitori, Peter Neumair e Laura Perselli, scomparsi dal 4 gennaio scorso, è sceso dal furgone, la testa coperta dal cappuccio della giacca.

Assieme ai suoi legali, Flavio Moccia e Angelo Polo, si è incamminato verso gli uffici della gip, Carla Scheidle, per l'udienza di convalida del fermo. Il 30enne, che ha sempre dichiarato di essere estraneo alla vicenda, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I suoi legali hanno spiegato che i tempi erano troppo stretti per poter studiare e valutare la mole degli atti del provvedimento di fermo della Procura. Benno è «turbato e molto provato, sconvolto dalla situazione», ha raccontato l'avvocato Moccia. La decisione della gip è arrivata nel tardo pomeriggio e Benno rimarrà quindi in carcere. I difensori ritengono «non solo che non ci siano elementi fattuali e concreti che giustifichino il pericolo di fuga», ma che agli atti ci siano elementi sufficienti per dimostrare «l'esatto contrario». 

Benno Neumair, dicono i suoi avvocati, è consapevole di essere indagato dal 18 gennaio. Inoltre, «è buttato fuori di casa e che cosa fa? Rimane in città, a disposizione dell'autorità giudiziaria. Benno Neumair che quando sa di avere in esecuzione un provvedimento di fermo si consegna spontaneamente in Procura».

Dopo la convalida del fermo, il pm Igor Secco, che conduce le indagini assieme alla collega Federica Iovene, ha detto che sussistono «tutte e tre le esigenze cautelari», quindi, oltre al pericolo di fuga, anche la reiterazione del reato e l'inquinamento probatorio. Circostanze che la difesa respinge, spiegando che dev'essere «la Procura che ci deve dire quale prova vuole raccogliere, come questa potrebbe essere inquinata e che termine richiede per poter compiere quell'atto di indagine. Tutto questo non c'è, tutto questo non è stato indicato. Il pericolo di reiterazione deve essere anche questo confermato da elementi concreti e fattuali», ha detto ancora Polo.

Il gip ha evidentemente ritenuto valide le ipotesi dei pm, tanto da confermare la custodia cautelare in carcere. Secondo i magistrati, dal momento che una traccia di sangue compatibile con quello di Peter è stata trovata il 22 gennaio dai carabinieri del Ris sul ponte di Vadena, Benno avrebbe gettato il corpo del padre e quello della madre nell'Adige la sera della scomparsa, dopo averli uccisi nell'appartamento accanto a quello in cui vivevano e averli trasportati fin lì sull'auto di famiglia.

I vestiti che il 30enne insegnante e appassionato di fitness indossava quella sera sono stati consegnati ai magistrati dall'amica Martina, a casa sua, ad Ora, a circa 20 chilometri da Bolzano, Benno ha raccontato di aver passato la notte. La giovane è indagata per favoreggiamento, ma nega ogni addebito ed il suo avvocato, Federico Fava, ha avanzato richiesta di archiviazione. Appena arrivato Benno si era fatto una doccia e lei, per fargli una cortesia - ha raccontato - aveva messo i vestiti in lavatrice e poi li aveva riposti in un armadio. Benno, la mattina successiva, avrebbe indossato altri vestiti, che si era portato da casa. A 26 giorni dalla scomparsa, dopo settimane di ricerche nel fiume Adige da parte dei vigli del fuoco, di Peter Neumair e Laura Perselli, non vi è traccia. 


Ultimo aggiornamento: Domenica 31 Gennaio 2021, 12:47
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