Bimbo ucciso con la scopa, il patrigno choc: «Li ho colpiti a calci e pugni.
Ma li amavo come se fossero miei»

Bimbo ucciso con la scopa, il patrigno choc: «Li ho colpiti a calci e pugni. Ma li amavo come se fossero miei»
Tony Sessoubti Badre, l'uomo che ha colpito fino a ucciderlo il piccolo Giuseppe di 7 anni a Cardito, nel napoletaeno, ha ammesso la propria responsabilità al cospetto del gip del Tribunale di Napoli Nord, chiarendo anche alcuni dettagli ancora controversi come quello del manico di scopa usato come arma verso il piccolino e la sorellina Noemi, di un anno più grande. «Ho colpito i bambini con calci e pugni ed anche con il manico della scopa. Ho perso la testa, sono distrutto», ha detto il 24enne, difeso dall'avvocato Michele Coronella e in carcere a Poggioreale dalla notte di domenica.

Il patrigno si difende: «Ho perso la testa, ma gli volevo bene...»

Il 24enne venditore ambulante ha raccontato della difficile convivenza con la compagna, madre di tre figli avuti da una passata relazione, con cui aveva frequenti dissidi. La mamma del bimbo avrebbe cercato di fermare il compagno ma senza riuscirci, avrebbe raccontato Tony, che ha detto di aver inizialmente «sottovalutato la portata delle ferite» inferte al figliastro, perdendo quelle due-tre ore risultate fatali. «Volevo bene ai ragazzi come fossero miei, ma quando hanno distrutto la cameretta, in particolare la sponda del letto acquistata con tanti sacrifici, ho perso la testa», ha detto, aggiungendo sul manico di scopa: «Era già rotto e me ne sono servito».

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LA SORELLINA STA MEGLIO Continua a migliorare il quadro clinico della bambina di sette anni rimasta ferita nel corso della tragedia di Cardito (Napoli) di domenica scorsa, in cui ha perso la vita il suo fratellino. La piccola resta ricoverata all'ospedale Santobono di Napoli, piantonata dalle forze dell'ordine e con il divieto di incontrare i parenti. «Il quadro clinico - spiega all'ANSA Vincenzo Tipo, primario del Pronto Soccorso - è in continuo miglioramento per le condizioni fisiche, ma la piccola resta qui anche per proseguire il percorso di sostegno psicologico a cura dello staff dell'ospedale».

La bambina in ospedale sta incontrando il pm Paola Izzo della Procura di Napoli Nord, che si occupa delle indagini e l'ha già interrogata ieri per circa due ore, si apprende, alla presenza della psicologa che la segue, facendosi raccontare gli episodi che hanno portato alle percosse subite da lei e dal fratello. I colloqui della piccola con il pubblico ministero proseguiranno anche nei prossimi giorni, con durate mai troppo lunghe per non acuire lo stress della bambina. 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Gennaio 2019, 20:02
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