Mafia, Silvio Berlusconi indagato nel procedimento stragi del 1993
LE STRAGI
Per le stragi mafiose oggetto del processo s'è usata la locuzione bombe del 1992-1993, ad indicare un periodo caratterizzato da una serie di attentati con ordigni da parte di Cosa Nostra, realizzati in Italia durante quegli anni. Ciò che contraddistinse il periodo fu la natura particolarmente violenta delle azioni, per le quali furono utilizzate anche autobombe. Vennero attaccati membri delle forze di polizia italiane, della magistratura italiana (Falcone e Borsellino) e uomini politici (Salvo Lima), ma anche il patrimonio culturale italiano ed anche personalità non coinvolte direttamente nel contrasto all'organizzazione, come il giornalista Maurizio Costanzo, e anche diversi cittadini italiani, con l'obiettivo di indebolire, colpire e ricattare lo Stato ed influenzare il governo e la società civile, al fine di creare le condizioni per realizzare una trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra.
IL MAXIPROCESSO
Il 30 gennaio 1992 la Corte di Cassazione confermò la sentenza del Maxiprocesso che condannava Riina e molti altri boss all'ergastolo: in seguito a tale sentenza, nel febbraio-marzo 1992 si tennero riunioni ristrette della "Commissione provinciale" (a cui parteciparono Riina, Salvatore Biondino, Raffaele Ganci, Giovanni Brusca, Michelangelo La Barbera, Salvatore Cancemi, in cui venne deciso di dare inizio agli attentati e vennero stabiliti nuovi obiettivi da colpire.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Settembre 2019, 14:30
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